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Recensione di Francesco Surfaro

La mostra “Rembrandt: i cicli grafici, le sue più belle incisioni”

Si è conclusa lo scorso 24 marzo a Cosenza la mostra monografica, unica in tutto il Meridione d’Italia, ospitata a Palazzo Arnone, dedicata al grande maestro dell’Età d’oro olandese Rembrandt Harmenszoon Van Rijn a 350 anni dalla morte. All’interno del percorso espositivo di “Rembrandt: i cicli grafici, le sue più belle incisioni”, erano esposte 32 rare e importanti stampe realizzate dall’artista, fra le quali “L’Erudito nello studio”, “l’Autoritatto con Saskia” e la preziosissima e famigerata “Stampa dei cento fiorini” (che deve il suo nome alla cifra, all’epoca esorbitante, per cui fu venduta). Ammirandole è stato possibile comprendere la maestria dell’artista nel coniugare le tecniche dell’acquaforte, della puntasecca e del bulino, realizzando straordinari effetti di plasticità e del diradamento dei mezzi toni, con cui l’incisione sembra sfidare, vincitrice, la pittura. Straordinaria inoltre la capacità del Van Rijn di riuscire a dare dignità ai soggetti di vita quotidiana, ai personaggi umili quanto ai ricchi (fortemente caratterizzati dal punto di vista psicologico), alle scene di genere, ai corpi raffigurati con brutale realismo.

Al visitatore era data la disponibilità di osservare i particolari delle opere mediante una lente di ingrandimento, per poterne meglio apprezzare i dettagli (dal momento che alcune di queste erano pressapoco delle dimensioni di un francobollo o poco più). La prima sezione esponeva ritratti e autoritratti, la seconda era dedicata ai cicli biblici tanto cari al Maestro di Leida, ed infine l’ultima ai mendicanti, un percorso ideale della formazione e della vita dell’artista, dalla gloria al declino.

Tra le incisioni a mio avviso più interessanti, vi è sicuramente “Il girello”, che mostra dietro a due nudi maschili una scena dalla sorprendente umanità: una madre che tende le braccia al figlioletto, mentre quest’ultimo muove i suoi primi passi attraverso un girello.

Sempre all’interno dello spazio espositivo era collocata una fedele riproduzione dello studio di Rembrandt nel 1663, quando ormai era ridotto in miseria. In una camera attigua, appositamente oscurata, era possibile ammirare 6 grandi riproduzioni digitali retroilluminate di alcuni celebri dipinti di Rembrandt, concesse dalla Rembrandthuis di Amsterdam, fra cui spiccavano fra tutte “La Lezione di Anatomia del Dottor Tulp”, e “La fidanzata ebrea”. Il biglietto d’ingresso era di €5, non erano previste audio-guide, sostituite da ben fornite didascalie poste al lato delle varie incisioni. Il catalogo ufficiale della mostra era disponibile al prezzo di €10.

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