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A cura di Mirco Guarnieri

 

 

Questo ciclo di articoli vedrà come protagonista l’arte tra XV e XVI secolo delle signorie emiliano-romagnole.

 

Gli Estensi furono una famiglia che si insediò a Ferrara dal 1240 divenendo prima duchi, poi signori della città. Sotto Niccolò III d’Este (1384-1441) Ferrara divenne un grande centro culturale rinascimentale, raggiungendo ulteriore splendore sotto Leonello d’Este (1407-1450). Con Borso d’Este (1413-1471) la Scuola ferrarese, meglio nota come Officina ferrarese, divenne molto importante per la presenza di artisti come Cosmé Tura, Francesco del Cossa ed Ercole de Roberti. Successivamente, con Ercole I d’Este, la città raggiunse il massimo splendore con la costruzione dell’Addizione Erculea da parte di Biagio Rossetti nel 1492. Si raggiunge l’apice del Rinascimento a Ferrara nel XV secolo.

 

L’arte a Ferrara nel XV secolo: L’Officina ferrarese

L’Officina ferrarese fu fondata da Cosmè Tura presso la corte estense a Ferrara, al quale si affiancarono Francesco del Cossa ed Ercole de Roberti. Lo stile della scuola muterà nel tempo, dovuto alle influenze di artisti e delle città vicine, come Mantova, Venezia, Firenze e Bologna, ospitando artisti come Andrea Mantegna, Leon Battista Alberti, Piero della Francesca e Roger Van Der Weyden. Altri artisti che faranno parte dell’Officina ferrarese nel Quattrocento saranno Galasso Galassi, Angelo Maccagnino, Michele Pannonio, Lorenzo Costa il Vecchio, Boccaccio Boccaccino, Domenico Panetti, L’Ortolano Ferrarese, Ercole Grandi, Ludovico Mazzolino e Michele Coltellini.

 

Cosmé Tura

Pittore della corte estense, nonché rappresentante di spicco dell’Officina ferrarese, nasce nel 1433, e i primi documenti dove troviamo il suo nome risalgono al 1451-52, quando per la corte estense decorò oggetti di uso quotidiano. Tramite studi, pare che il pittore, tra il 1452 e 1456, non si trovasse a Ferrara. Da qui l’ipotesi che sia stato mandato dagli Estensi in viaggio di apprendistato a Padova dove venne influenzato dalla pittura rinascimentale padovana (segno netto e tagliente, esuberanza decorativa con citazioni dell’antico, portato poi ad estremi livelli). Tornato a Ferrara, conobbe direttamente Piero della Francesca attorno al 1458-59, suo grande maestro dal quale mutò il senso della costruzione spaziale geometrica, lo spirito monumentale e la luce che si fece più nitida e tersa usata negli sfondi. Altro stimolo che Tura ricevette fu quello proveniente dalla pittura fiamminga, da cui apprese l’osservazione minuta dei dettagli e la resa delle varie consistenze dei materiali tramite l’uso della pittura ad olio. Sotto la corte estense di Borso d’Este, Cosmé Tura dipinse opere come la Madonna con Bambino in un giardino (fig. 1), 1452; Madonna con Bambino in trono tra San Girolamo e una Santa martire (forse la Maddalena), 1455. Nel 1458 concluse le opere del Ciclo delle Muse iniziate da Angelo Maccagnino presso lo Studiolo di Belfiore dell’omonima Delizia, quali Calliope e Tersicore (figg. 2,3). Verso la fine degli anni ’60 del 400 dipinse le ante dell’organo del Duomo di Ferrara raffiguranti da un lato L’Annunciazione (fig. 4) e dall’altro San Giorgio e la principessa (fig. 5). Con la successione al potere di Ercole I d’Este, Cosmé Tura divenne ritrattista di corte, ruolo che ricoprì fino al 1486 quando venne sostituito da Ercole de Roberti. Nel 1470 concluse il Polittico Roverella (fig. 6), fatto in onore di Lorenzo Roverella, allora vescovo di Ferrara (una delle opere più importanti del pittore).

Prima della morte che lo colpirà nel 1490, il pittore ferrarese realizzò un’ultima opera tra il 1484 e il 1490 chiamata Sant’Antonio da Padova (fig. 7).

Opere Cosmé Tura

 

Francesco del Cossa

Di questo pittore si hanno poche notizie in merito alla sua vita e alla sua formazione. L’anno della sua nascita (1436) si ottiene per via dello scambio di fonti epistolari tra due letterati bolognesi che commemoravano la sua prematura morte all’età di 42 anni, mentre la sua formazione pare sia avvenuta al fianco di Cosmé Tura, con influenze del rinascimento padovano legate a Donatello e Mantegna, ma anche alle novità di Piero della Francesca, da cui prenderà maggior spunto per la compostezza e la solennità delle figure. Il suo nome viene menzionato per la prima volta in un documento del 1456, quando sotto la tutela del padre ricevette un pagamento per la realizzazione della Deposizione con tre figure (opera distrutta con il rifacimento dell’abside verso fine 400) vicino all’altare maggiore della Cattedrale di Ferrara. Nel 1460 verrà menzionato in due atti notarili, venendo chiamato “pictore”. Sempre lo stesso anno gli si attribuisce l’opera Polimnia per il Ciclo delle Muse presso lo Studiolo di Belfiore, poi successivamente assegnato ad Angelo Maccagnino. Nel 1463 morirà il padre e fino all’11 Dicembre del 1467 (giorno dove risultò essere a Ferrara) non si ebbero più documenti sul pittore. Molto probabilmente fece un viaggio formativo verso Firenze. Qualche anno dopo gli venne affidata la collaborazione agli affreschi del Salone dei Mesi a Palazzo Schifanoia, dove portò a termine i mesi Marzo, Aprile e Maggio  (figg. 8,9,10) portando un colore luminoso e un’attenta cura nella costruzione prospettica, contrapponendo una più naturale rappresentazione umana rispetto a quella di Tura. Dopo la fine degli affreschi a Palazzo Schifanoia, Francesco del Cossa si trasferì a Bologna, probabilmente deluso dai bassi compensi che il duca Borso gli dava. Della vita del pittore a Bologna ne parleremo successivamente quando tratteremo del Rinascimento bolognese sotto la corte dei Bentivoglio.

Opere Francesco del Cossa

Ercole de Roberti

Nato tra il 1451 e il 1456, fu apprendista di Gherardo da Vicenza, Francesco del Cossa e Cosmé Tura, ossia il pantheon dell’arte ferrarese nel XV secolo. A circa 17 anni lavorò agli affreschi di Palazzo Schifanoia, compiendo il mese di Settembre (fig. 11), dove possiamo notare che le forme subiscono una stilizzazione geometrica e le figure, grazie ai contorni tesi e spigolosi, assumono dinamismo da rendere il tutto anti-naturalistico con grande violenza espressiva.

Ci sarà un periodo dove assieme a del Cossa lavorerà a Bologna (1470-1478), per poi fare ritorno a Ferrara intorno al 1479 aprendo una bottega con il fratello Polidoro e l’orafo Giovanni di Giuliano da Piacenza. Il punto di arrivo stilistico del pittore lo abbiamo con la Pala Portuense (fig. 12) per la Chiesa di Santa Maria in Porto vicino Ravenna del 1479-81, mentre tra il 1486 e il 1493 vengono documentati dipinti di donne dell’antichità commissionati da Eleonora d’Aragona, tali Bruto e Porzia (fig. 13), 1486-90; Moglie di Asdrubale con figli (fig. 14), 1490-93 (1490-93) e un piccolo dipinto per il cardinale Ippolito d’Este del 1486.

Ercole de Roberti continuò a dipingere oltre che a Ferrara in altre città dell’Emilia-Romagna, influenzando i vari artisti locali. Nel 1487 divenne ritrattista di corte prendendo il posto di Cosmé Tura, mentre nel 1489 venne inviato da Eleonora d’Aragona a Venezia per acquistare oro per poter eseguire le dorature dei forzieri della figlia Isabella d’Este, che si apprestava a diventare moglie di Francesco II Gonzaga a Mantova. Nel 1492 assieme al duca Alfonso d’Este si dirigerà a Roma per rendere omaggio a Papa Alessandro VI Borgia, nonché suo futuro suocero. L’anno successivo de Roberti lavorerà a dei cartoni per la delizia di Belriguardo. Il pittore poi morirà nel 1496 venendo sepolto nella Chiesa di San Domenico.

Opere Ercole de Roberti

 

Con questo articolo si conclude la prima parte sull’arte a Ferrara nel XV secolo. Nel prossimo termineremo l’argomento trattando alcuni artisti del panorama artistico ferrarese del XVI secolo come Dosso Dossi, Bastianino, Scarsellino e Carlo Bononi.

 

Sitografia

http://www.treccani.it/enciclopedia/roberti-ercole-de-detto-anche-ercole-da-ferrara_%28Enciclopedia-Italiana%29/

http://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-del-cossa_%28Dizionario-Biografico%29/

http://www.treccani.it/enciclopedia/cosme-tura_%28Enciclopedia-Italiana%29/

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