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A cura di Silvia Piffaretti

 

Corpus Domini, il corpo protagonista a Palazzo Reale

A Milano, dal 27 ottobre 2021 e fino al 30 gennaio 2022, è aperta al pubblico la mostra Corpus Domini. Dal corpo glorioso alle rovine dell’anima prodotta da Palazzo Reale e dal Comune di Milano-Cultura in collaborazione con Marsilio Arte e Tenderstories. La mostra, curata da Francesca Alfano Miglietti, presenta 111 opere dalla varia natura – installazioni, sculture, disegni, dipinti, videoinstallazioni e fotografie – di ben 34 artisti noti a livello internazionale. Il corpo, un modello ancestrale che ci precede, ci accompagna e ci sopravvive, nonché idea concretissima e specchio della nostra interiorità, è l’indiscusso protagonista dell’esposizione. Il percorso pertanto analizza la molteplicità delle forme attraverso cui il corpo è rappresentato, ponendo l’attenzione sul passaggio storico dal corpo protagonista della Body Art a quello dell’Iperrealismo, per poi giungere a realizzazioni in cui quest’ultimo è evocato attraverso le tracce del suo esserci stato.

 

L’omaggio a Lea Vergine

Imprescindibili per la genesi della mostra sono gli studi condotti da Lea Vergine a cui, in apertura al percorso espositivo, è stata dedicata una stanza in cui vi sono opere, libri, documenti e fotografie che testimoniano la sua pionieristica ricerca nel campo della Body Art. A detta di Francesca Giacomelli la critica, a più riprese contestata per l’esplicita e tagliente scrittura, si configura come “una personalità complessa e coraggiosa, una persona sagace e intrepida, una creatura ipnotica ed elegante dall’allure accecante” nonché “una pensatrice che ha pagato la difesa della propria libertà intellettuale”. Fu con tale spirito che curò mostre come l’Altra metà dellavanguardia (1980) o le monografiche su Carol Rama e Gina Pane, derivanti dagli studi sul tema del corpo affrontati nella pubblicazione Il corpo come linguaggio (1974).

 

Proprio a Gina Pane (1939-1990) è lasciato spazio su una parete che ospita la documentazione della performance Azione sentimentale (1973). Una successione fotografica che mostra l’artista, davanti ad un pubblico femminile e maschile, compiere una serie di azioni con un mazzo di rose, prima rosse e poi bianche, intervallate all’inserimento di alcune spine nell’avambraccio sinistro e all’incisione di piccoli tagli nelle pieghe della mano da cui fuoriesce il suo sangue, che va a creare l’immagine di una rosa rossa. Contemporaneamente all’azione due voci femminili leggevano una corrispondenza, in francese e in italiano, tra una donna che raccontava la morte della madre, e un’altra che le esprimeva cordoglio inviandole un mazzo di rose; così facendo l’artista metteva in scena la fragilità psicofisica dell’individuo umano.

 

Un muto dialogo tra Kosuth e Gormley

Varcando la soglia della sala successiva si incontra Joseph Kosuth (1945), un’artista che ha fondato la sua intera carriera sulla ricerca ricerca tra l’oggetto dell’arte e il suo linguaggio. Le quattro frasi al neon sulla parete, appartenenti alla serie Texts for Nothing (2010), una raccolta di storie del drammaturgo Samuel Beckett, rappresentano un’assenza del corpo e l’apparizione di un verbo, rispecchiano l’impossibilità della narrazione a favore della costruzione del pensiero individuale che porta l’individuo a interrogarsi sul significato delle cose e della vita. A dialogare con la vibrante materia del neon è la frammentaria, ma altrettanto evocativa, scultura dell’inglese Antony Gormley (1950), il quale sintetizza con abilità la dimensione emotiva della fragilità umana. Infatti l’opera PILE IV, eseguita in creta, è un insieme di quattordici elementi di argilla levigata che assumono le sembianze di un essere umano che, a terra, pare coprirsi le orecchie.

 

 

La risata di De Dominicis e il silenzio di Boltanski

Nel proseguire il percorso ci si raffronta con l’inusitata potenza di Gino De Dominicis (1947-1998),  presente con un’installazione sonora di una risata priva di corpo, diffusa e ripetuta in loop per circa due minuti. Quest’ultima introduce, quasi in un ardito contrasto, all’imponente drammaticità della prospiciente sala in cui è presente Christian Boltanski (1944-2021). L’artista, da sempre legato ai temi della memoria dei dolori della guerra, ha messo in scena l’assenza di un corpo unico a favore di un corpo collettivo, in questo caso costituito da un cumulo di abiti scuri che invade la sala, proprio come hanno fatto l’Olocausto e le sue conseguenze influenzando la nostra civiltà. In tale modo Boltanski porta ai nostri occhi una dimenticanza di uomini e donne, vittime di una dittatura, attraverso il lascito di un tetro vestito privo d’identità.

 

 

La poetica del video: Oscar Muñoz e Michal Rovner

Degni di nota sono anche i due progetti di Oscar Muñoz (1951), attraverso i quali svela la precarietà dell’individuo di fronte alla sua rappresentazione, ma anche la caducità della vita. L’installazione video Biografías prevede tre proiezioni che, installate a terra, mostrano l’artista mentre compone con polvere di carbone, sulla superficie di una bacinella colma d’acqua, un disegno serigrafico che scompare mentre un rumore di scarico echeggia in sottofondo. In Proyecto para un memorial invece, l’artista disegna su una lastra di marmo esposta al sole, con un pennello intinto nell’acqua, una serie di ritratti che evaporano e la cui identità è consumata.

 

Altrettanto interessanti sono le due proiezioni video di Michal Rovner (1957), il quale indaga la condizione umana attraverso i temi politici, identitari e la geografia dei popoli. L’artista espone dei paesaggi monocromatici colorati che, visti dall’alto attraverso telecamere ad ampio raggio, ad un’osservazione più attenta, rivelano dei piccoli puntini neri che si muovono, i quali non sono altro che persone in movimento. In tali paesaggi l’essere umano viene privato della propria identità, sia politica che sociale, ma anche della sua stessa fisicità.

 

Migrazioni e continenti: Mauri e Shiota

D’impatto per la sua monumentalità è Il Muro Occidentale o del Pianto di Fabio Mauri (1926-2009), una serie di valigie in cuoio e legno di diversi formati che, accatastate, creano un elevato muro dal fronte piano e dal retro irregolare. A tale muro, incarnante la vita dei migranti, l’artista affida le loro speranze e preghiere per una vita migliore. Sulla scia di Mauri si pone anche Chiharu Shiota (1972) con Over the Continents (2011), dove protagonista è una raggiera formata da fili di cotone rosso che, dipartenti da una comune sorgente, si legano a diverse scarpe, consumate o intonse, che recano in sé la traccia di un corpo assente. In questo modo l’installazione personifica una serie di tematiche presenti nella società attuale, dall’immigrazione al femminicidio.

 

La mostra pertanto, attraverso una sistematica indagine sul rapporto tra arte e corpo, tesse le fila di un discorso già aperto a partire dalla fine del Novecento da pionieri, come la critica Lea Vergine, per orientarsi in direzione della contemporaneità, che ben si sposa con lo spirito di Milano. In tale modo l’esposizione, con un occhio di riguardo all’attualità, permette al visitatore di compiere una riflessione sul proprio corpo mentre, servendosi dello stesso, attraversa le sale di Palazzo Reale.

 

 

 

Informazioni di visita

Orario apertura:

Lunedì chiuso

Martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 10.00 -19.30

Giovedì 10.00 – 22.30 (La biglietteria chiude un’ora prima)

 

Biglietti:

Visita guidata su carta inclusa

Prevendita esclusa

 

Open € 16

Intero € 14

Ridotto € 12

Abb. Musei Lombardia € 10

Ridotto speciale € 6

Biglietto Famiglia: 1 o 2 adulti € 10 / ragazzi dai 6 ai 14 anni € 6

Ridotto Gruppi € 12,00: gruppi di massimo 15 persone guida e/o accompagnatore compresi. Gratuità: 1 accompagnatore per ogni gruppo

Ridotto Gruppi Touring Club o FAI € 6,00: gruppi organizzati direttamente dal Touring Club e dal FAI. Gratuità: 1 accompagnatore e 1 guida per gruppo

Ridotto scuole € 6,00: gruppi di massimo 15 persone guida e/o accompagnatori compresi. Gruppi di studenti di ogni ordine e grado. Gratuità: 2 accompagnatori per ogni gruppo scolastico

 

Prenotazioni

www.ticketone.it | Call Center 892.101

 

Sito

www.palazzorealemilano.it

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