Tintoretto in mostra a Venezia

Sono stata indecisa sino ad oggi se scrivere o no della mia esperienza riguardo le mostre monografiche su Tintoretto. Molte domande mi hanno assalita sin da subito, molti dubbi ed, infine, molta perplessità si sono avvicendate circa questa full immersion veneziana che si è rivelata più un male che un bene.

Ma vado con ordine.

Questa attesissima mostra su Tintoretto, che Venezia ha voluto promuovere in occasione dei cinquecento anni dalla nascita dell’artista, è stata senza dubbio una grande occasione per me per rivalutare in toto le capacità organizzative della Fondazione Musei Civici di Venezia dopo l’amarissima delusione della mostra su Bosh tenutasi circa 2 anni fa.

Indagando online scopro che la mostra è suddivisa su ben due sedi espositive: la prima è alla Galleria dell’ Accademia, in cui si procede con ordine dapprima contestualizzando il periodo in cui Tintoretto opera, e poi facendo scoprire al visitatore le opere giovanili dell’artista. La seconda sede, quella del periodo maturo, è a Palazzo Ducale.

Mi reco dunque alla Galleria dell’Accademia, mi informo presso la cassa se sono previste delle riduzioni sui biglietti di ingresso dato che la mostra è stata sdoppiata su due sedi. Mi viene risposto di no. Quindi chiedo il costo dell’ingresso alla mostra, e mi viene risposto “15 euro”. Chiedo se nel prezzo del biglietto è compresa anche l’audioguida (come ultimamente si sta facendo nelle maggiori mostre che si svolgono in Italia), e mi viene risposto che se voglio usufruire di tale servizio sono altri 6 euro circa.

È strano, sapete, perché non so come, ma in quel momento ho realizzato che mi sarei di sicuro innervosita fino a rovinarmi tutto il finesettimana in laguna.

Tuttavia, non mi sono lasciata sopraffare, ho pagato i miei 15 euro di ingresso, ho riposto i miei effetti e mi sono accinta a varcare l’ingresso della mostra che proprio non trovavo e che mi si palesa dopo un vagare durato 10 minuti buoni (mettete una cavolo di freccia con scritto “per i poveri scemi che voglio vedere Tintoretto, qui!)

Ebbene inizio la mia visita. Opere maestose si stagliano su sfondi rosa chiaro con scritte piccole piccole in bianco. Però debbo dire che i quadri erano davvero belli!

La perla che ha brillato più di tutti in questa esposizione è stata la tela raffigurante “il miracolo dello schiavo”: maestosa, imponente, dettagliata sotto ogni aspetto. Emozionante trovarsi li di fronte.

Lieta ed ammansita della piacevole visita mi reco verso il bookshop per acquistare il catalogo, come di norma faccio ogni volta che visito una mostra. 35 euro di libro, che in sede museale mi viene scontato a 30. Inizia di nuovo il mio dissidio interiore, poiché so che dovrò acquistare un altro ingresso a prezzo pieno per vedere la seconda parte della mostra e so, grazie alla mia maledetta pignoleria, che se compro il catalogo qui poi lo devo comprare anche di la. Ragazzi la vita tante volte ti pone di fronte a delle scelte insostenibili. Sacrifico questi 30 euro in nome della cultura, certa del fatto che in quel momento sto facendo la cosa giusta e che un domani sarò la fiera posseditrice di una fornitissima biblioteca d’arte.

Seconda parte della mostra a Palazzo Ducale.

Giustamente all’ingresso trovo fila perché “oh! Venezia che promuove Tintoretto a Palazzo Ducale non lo vai a vedé?”

Alla cassa, pongo la ormai banale domanda “ma signora nel prezzo dell’ingresso alla mostra è compresa anche l’audioguida?”. Io sono una povera illusa: “No il costo è a parte. L’ingresso da solo è 13 euro e non comprende la visita al resto del Palazzo”

Mi rassegno, ripongo nuovamente le mie cose nel guardaroba e procedo con la seconda visita.

All’ingresso superiore c’è un imbottigliamento per chi vuole usufruire delle audioguide. Mi faccio una introspezione veloce e mi domando la scelta di porre il ritiro delle radioline proprio all’ingresso della mostra, dopo due rampe di scale e dopo aver superato numerosi altri spazi più idonei a tale distribuzione. Cerco di placarmi e procedo con la visita.

Di per se la mostra è bella, e si capisce da subito, è stata ben strutturata e spiega bene il periodo storico che vive l’artista, i pannelli esplicativi assolvono benissimo al loro ruolo e di questo sono stata molto felice. Gli ambiti artistici di Tintoretto sono stati toccati tutti, dalle opere per le chiese ai ritratti. Il percorso era segnalato benissimo ed ogni cosa era al suo posto, ben spiegata e ben tutelata. Insomma, a livello espositivo un bel cento cum laude. In alcune sale, però, lo scorrere della visita è stato piuttosto faticoso poiché i gruppi organizzati con la guida si accalcavano dinnanzi alle opere e occludevano la visione dei quadri. Bisognava aspettare pazientemente, oppure, come ho dovuto fare io, superare il gruppo per poi ritornare alla sala in questione.

Al bookshop arriva il colpo di grazia: il catalogo della seconda mostra ha un costo mai visto prima: 53 euro a prezzo pieno, 45 euro il prezzo in mostra. Assolvo al mio dovere da brava storica dell’arte e acquisto il libro, esco, mi impongo di non innervosirmi più perché, finalmente, era tutto finito.

Pubblico oggi questa recensione, sebbene la mostra sia terminata il 6 gennaio, perche ritengo giusto condividere con chi mi segue qual è stata la mia esperienza. Non so dire se sia stata bella o brutta: dal punto di vista storico artistico è stata una visita straordinaria. Difficilmente si possono ammirare mostre monografiche così ben fatte e contestualizzate, con una ricchezza di opere e di informazioni frutto di una accurata ricerca e scelte giuste che vanno davvero ammirate.

Tuttavia mi sono posta tre domande sul quale ho voluto impostare tutto il mio pensiero: perché non è stata effettuata la scelta di un biglietto condiviso? Perche non è stato scelto un solo spazio espositivo? Perche non è stato fatto un solo catalogo?

Domande alle quali non ho saputo dare una risposta definitiva. Per questo ho tergiversato sino ad oggi per dare la mia opinione, avevo un mucchio di quesiti e di dissidi a cui non riuscivo a dar pace. Mi rendo conto che non è la fine del mondo un doppio ingresso alla stessa mostra, nel grande disegno che è la vita ci sono problemi ben più gravi e questioni che meritano molta più attenzione. Tuttavia, per chi si trova in questo ambito, è doloroso constatare certe realtà, fatte di piccoli escamotage per guadagnarci sopra.

Mi piace pensare che si stia lavorando per rendere la cultura fruibile a tutti, senza costi e senza discriminazioni. In questa particolare esperienza, purtroppo non ho riscontrato questo impegno.