4
(1)
La chiesa di Santa Maria ad Cryptas si trova a circa un chilometro dal paese di Fossa, in provincia dell’Aquila, e a qualche chilometro dall’abbazia di Santo Spirito ad Ocre, di cui fu dipendenza per un certo periodo. Essa rappresenta uno dei più begli esempi di architettura duecentesca. Le sue origini però sono più antiche e alcuni studiosi hanno sostenuto che essa nacque come un tempio romano-bizantino nel IX o nel X secolo d.C. che trova il suo elemento caratteristico nella presenza dell’ipogeo o cripta. Su questa struttura, circa quattro secoli dopo, venne eretto l’edificio religioso secondo lo stile gotico-cistercense, ad opera di maestranze benedettine.
La chiesa è dotata di due facciate: quella principale sul lato ovest e quella posteriore sul lato opposto. La facciata, sul lato ovest, è molto semplice con struttura a capanna; il prolungamento sul lato sinistro è l’effetto dell’aggiunta di rinforzo. Nel complesso molto lineare, il prospetto si caratterizza e si arricchisce grazie al portale a sesto acuto al di sopra del quale è una grande finestra rettangolare. Il portale è costituito da due pilastri a fascio rivestiti sui lati da colonnine alte e sottili a forma cilindrica poggianti su basi e culminanti in capitelli decorati a piccolo rilievo con rosoncini, fiori e palme. Due leoni sono adagiati sui capitelli (quello di destra manca) ed un terzo è sul culmine dell’archivolto. Nella lunetta doveva essere in origine un affresco ormai corroso dal tempo. La finestra che sormonta il portale risulta sproporzionata e stonata rispetto alla facciata. Certamente non si tratta dell’apertura originale che è stata sostituita in secoli più recenti.
La facciata posteriore ha un frontone triangolare e due aperture, una lunga e stretta a doppia strombatura in basso, ed una piccola quadrata in alto. I lati della chiesa presentano ciascuno due finestre a doppia strombatura, lunghe e strette, che mantengono l’originario stile borgognone. 
La chiesa è ad una sola navata di forma rettangolare con il presbiterio quadrato. La navata termina con un grande arco a sesto acuto sorretto da pilastri che immette nel presbiterio. Rialzata su tre gradini, di forma quadrata, la zona absidale è coperta da una volta a crociera divisa da quattro costoloni poggianti su altrettante colonnine cilindriche poste agli angoli dell’abside.
Le pareti laterali sono divise da lesene in tre campate; in quella di sinistra una delle lesene è sostituita da una semicolonna classica poggiante su base attica.
La copertura è in capriate in legno ma in origine è probabile che fosse in muratura. A testimoniarlo stanno gli accenni di archi e i pilastri di sostegno per gli archi che fanno supporre l’avvio di una volta a botte sestacuta simile a quella di San Pellegrino a Bominaco.
Al termine della navata, proprio sotto l’arco trionfale, si apre una gradinata di grossi mattoni che porta alla cripta sottostante; di piccole dimensioni (3×3,60 m) essa contiene un altare costituito da una mensa di pietra poggiata su un troncone di colonna ed un frammento di affresco raffigurante la Crocifissione. Questo spazio è tipico dell’architettura romanico-bizantina a cui la chiesa si ricollega per le sue origini. 
L’interno è completamente affrescato e queste pitture costituiscono il massimo pregio della costruzione.
Il grande ciclo di affreschi della chiesa di Santa Maria ad Cryptas presso Fossa appartiene al grande filone di cicli pittorici del Duecento abruzzese che comprende quello dell’oratorio di San Pellegrino a Bominaco, quello di San Tommaso a Caramanico e parte dei dipinti di Santa Maria di Ronzano. Esso è datato agli ultimi anni del Duecento e probabilmente tra il 1264 e il 1283. Gli affreschi ricoprono gran parte della chiesa dall’arco trionfale, al presbiterio, all’abside, alle pareti laterali ed infine alla controfacciata. L’intero ciclo presenta una varietà di temi più ampia rispetto a quello di Bominaco e si basa sull’accostamento delle scene del Vecchio e del Nuovo Testamento. La vastità dell’affresco e la presenza di diverse mani nelle pitture fanno pensare ad un cantiere di lavori sotto un univo direttore. Il carattere unitario del ciclo scaturisce dalla direzione unica del direttore ma anche dalle affinità, sul piano della formazione e delle scelte, che legano i diversi pittori che vi lavorarono. L’intero ciclo risente della cultura bizantina soprattutto nelle scelte iconografiche. Un elemento innovativo nella resa iconografica è il carattere realistico con cui vengono ritratte le figure, in rottura con l’atmosfera drammatica e favolistica di altre narrazioni. Il realismo del ciclo di Fossa diventa un elemento di caratterizzazione e distinzione rispetto a quello di Bominaco.
La chiesa al momento non è visitabile per lavori in corso post sisma 2009.

Sitografia:

Regione Abruzzo/cultura

<h3><strong>GALLERIA FOTOGRAFICA</strong></h3>

[nggallery id=83]

Quanto ti è piaciuto l'articolo?

Fai clic su una stella per votarla!

Media dei voti: 4 / 5. Totale: 1

Nessun voto finora! Sii il primo a votare questo post.