A cura di Silvia Piffaretti
Il giovane Boccioni
Presso la Galleria Bottegantica di Milano è in corso, dall’8 ottobre al 4 dicembre 2021, la mostra “Il giovane Boccioni”; un’esposizione che si discosta dalle canoniche per focalizzarsi sull’inedita fase giovanile e formativa dell’artista, in cui lo studio del passato si lega all’irrefrenabile desiderio di conoscere il presente e sperimentare il futuro. L’esposizione curata da Virginia Baradel, insieme ad Ester Coen e Niccolò D’Agati, presenta una selezione di opere, datate tra il 1901 e il 1909, che dimostrano come Umberto Boccioni confidasse ampiamente nella necessità di una mente capace di “sintetizzare la sapienza moderna e creare la vera opera”. In tali anni l’artista mosse i primi passi tra Roma, Padova, Venezia e Milano, e intraprese perfino un viaggio a Parigi e in Russia.
Boccioni, diversamente da quanto si è soliti credere, non ebbe un’immediata vocazione per la pittura. Inizialmente, infatti, il più grande desiderio del giovane era quello di diventare giornalista, fino a quando presso il giornale “Fanfulla” scoprirono in lui uno spiccato talento per la caricatura. Così, accantonato il suo primo desiderio, iniziò ad apprendere i rudimenti dell’illustrazione e della pubblicità dal cartellonista Stolz. L’idea di intraprendere la strada della pittura si insediò definitivamente in lui tra il 1902 e il 1903, quando iniziò a frequentare lo studio di Balla, ma per mantenersi dovette eseguire tempere commerciali. La mostra mira pertanto a ripercorrere i passi dell’artista in quell’arco cronologico, attraverso un allestimento elegante e propedeutico alla comprensione del visitatore, mediante l’esposizione di disegni, tempere commerciali e alcune opere pittoriche.
I disegni e le tempere commerciali
L’esposizione affronta con grande perizia il lavoro su carta attraverso un primo corpus disegnativo d’impronta scolastica, risalente al periodo formativo presso Balla e le scuole di disegno pittorico e di nudo di Roma, da considerarsi come esercizio per educare la mano ad obbedire all’intelletto. A tale nucleo se ne accosta un altro in cui il tratto sicuro riporta precise visioni architettoniche, ritratti curiosi e figure umane. Per Boccioni il disegno costituiva “il tramite per dominare e organizzare lo spazio e per aumentare la fedeltà […] a ciò che l’occhio porge”[1], in questo modo l’artista indagava in profondità le coordinate della pittura: la contrapposizione tra scuri e chiari, tra ombre e luci, tra plasticità e linearismo.
Un altro ambito della produzione su cui la mostra si concentra è quello delle tempere commerciali che Boccioni realizzò, tra il 1904 e il 1906, per ragioni perlopiù economiche, ma che senza alcun dubbio sono da ritenersi palestra importante nel suo percorso di maturazione artistica e di scandaglio della modernità. Ne sono un esempio la piccola Ciociara (1904), influenzata dall’illustrazione belga, e la moderna Automobile 48 29 (1907). Altrettanto interessante è l’Allegoria delle arti, una serie di bozzetti per il manifesto della mostra di Brunate del 1909, in cui è possibile seguire l’intera sequenza dallo studio al prodotto finale.
Le opere pittoriche
Il percorso espositivo si chiude con il trasferimento dell’artista a Milano, nel settembre 1907, dove si recò con l’intenzione rapace di vincerla e conquistarla, nonostante si vide ancora costretto a dedicarsi alla cartellonistica e all’illustrazione. Alle pagine del suo diario, il 21 settembre 1907, affidava le sue speranze: “Sogno un avvenire laboriosissimo pieno di quadri, disegni, acqueforti, decorazioni… tutto tutto. E soprattutto cantando questa nostra epoca moderna così odiata da quasi tutti gli artisti”[2].
Con tale spirito giunse a sorprendenti esiti sul versante del ritratto, riuscendo a restituire sulla tela la singolarità di un volto, di un’espressione o di un carattere. In questa sezione trova ampio spazio la raffigurazione della madre Cecilia Forlani, di cui il disegno Mia Madre rappresenta uno dei vertici della produzione su carta. A quest’ultimo, eseguito a lapis fino alla più piccola particolarità, vi lavorò con amore e costanza fino a condurlo alla massima ricercatezza. Al termine dell’esecuzione, il 27 settembre 1907, l’artista scriveva: “Ho finito il disegno di mammà e non ne sono compiutamente contento come vorrei. Non sono stato abbastanza scrupoloso come io desidero. Ho a rimproverarmi qualche svogliatezza e qualche trascuratezza. Il panneggio soprattutto del corpo. É un disegno come non ne ho mai fatti e non so perché mi accontenti più di tanti altri”[3]. All’indagine sulla madre, modello comportamentale oltreché pittorico, appartengono anche La madre malata (1908) e il trittico Veneriamo la madre in cui l’artista vorrebbe “versare il vero nella forma dell’idea senza cadere nel vuoto o nel superficiale”. A chiudere il percorso è La Madre della collezione Ricci Oddi, in cui la pennellata va a costruire la solida figura della donna.
La Galleria Bottegantica, pertanto, offre al pubblico un’imperdibile occasione per poter ammirare le capacità di superbo disegnatore e illustratore di Boccioni, le quali saranno fondamentali per la definizione della sua complessa personalità pittorica.
Note
[1] Il giovane Boccioni, Bottegantica Edizioni, p. 12.
[2] Ivi, p. 187.
[3] Ivi, p. 175.
Informazioni di visita
Milano, Galleria Bottegantica
Milano, Via Manzoni 45
Orari: da martedì al sabato 10-13; 15-19
Ingresso libero
Info: (+39) 02 62695489 – (+39) 02 35953308
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