LA CERTOSA DI SERRA SAN BRUNO

A cura di Felicia Villella

Introduzione: la Certosa di Serra San Bruno in provincia di Vibo Valentia

Il comune montano di Serra San Bruno, situato nel territorio delle Serre in provincia di Vibo Valentia in Calabria, deve la sua fama alla presenza in passato del monaco Bruno di Colonia, fondatore dell'Ordine dei Certosini e della ivi presente Certosa di Santo Stefano del Bosco nel territorio serrese, grazie alla donazione offerta dal Conte Ruggero d’Altavilla detto il Normanno.

Serra, una cittadina agglomerata tra il XII e il XV secolo, assume la caratteristica conformazione labirintica dei centri medievali, il cui impianto urbano nello specifico è caratterizzato da una parte molto più antica, il quartiere detto di Terravecchia e un nucleo formatosi in tempi relativamente più recenti, alla fine del Settecento, detto rione Spinetto.

Attraverso l’antico percorso che si sviluppa tangenzialmente rispetto al nucleo medievale di Terravecchia è possibile raggiungere, anche a piedi, la Certosa di Serra San Bruno, fondata nel 1091, circondata da spesse e alte mura e totalmente immersa nella natura.

È possibile ammirare i resti dalla facciata anche da vicini tumoli di terreno che circondano la struttura, proprio perché vige la clausura dell’ordine che qui trascorre le proprie giornate in preghiera, dedicandosi alla cura dell’orto, della produzione di birre e liquori e di icone bizantine, acquistabili nel vicino emporio.

L’edificio, di cui attualmente non resta che un affascinante rudere, era destinato ai monaci conversi, rivolti al contatto diretto con la gente, mentre i monaci dediti alla preghiera ed al silenzio erano stanziati nella più lontana Santa Maria del Bosco, dove trovò in seguito sepoltura anche San Bruno.

Una serie di eventi portò il monastero nelle mani dell’ordine dei Cistercensi e solo nei primi anni del Secolo Cinquecento riuscì a far ritorno sotto l’ordine certosino.

La chiesa antica fu distrutta quasi interamente dal sisma del 1783 che colpì tutta la Calabria, durante il quale crollarono interamente l’ordine superiore della facciata, dunque il tetto e la copertura, la cupola e gran parte delle mura perimetrali, lasciando in piedi solo gli i grandi archi della crociera e le arcate laterali della navata centrale; a completare la disastrosa opera di madre natura, seguirono azioni di spoglio da parte degli abitanti del luogo, finalizzati alla realizzazione di ulteriori edifici nel paese, religiosi e non, ma anche di abitazioni private.

Da un punto di vista architettonico la monumentale facciata, realizzata in granito locale, rivela ancora oggi la maestosità dell’impianto a tre navate dell’imponente edificio. Essa è, di fatti, ripartita verticalmente in tre fascioni, poggianti su un alto basamento continuo contenente le lesene doriche.

Ad incorniciare il portale centrale sono due nicchie coronate da un timpano, che riprende quello dell’ingresso in scala ridotta, che hanno contenuto, in passato, le statue dei Santi Bruno e Stefano oltra ad una di minori dimensioni che sormonta l’ingresso stesso.

Varcato il passaggio di apertura si incontrano le sole due arcate laterali rimaste di due pareti che dividevano l’edificio nelle suddette tre navate, la centrale di maggiore dimensione rispetto alle due laterali; queste strutture mantengono parzialmente il loro rivestimento in granito, mentre in altri punti si rivela la costituzione muraria interna, composta da pietrisco e laterizi pieni. Di fronte ad una tale struttura architettonica, appare chiaro ed evidente l’impianto manierista di impronta tipicamente michelangiolesca che aleggia sull’intera facciata.

L’esterno, ad oggi, si ritrova circondato da ventitré arcate intervallate da pilastri lineari, che delineano i tre lati dei resti del monumentale chiostro al cui interno è collocata una seicentesca fontana granitica composta da un’ampia vasca basale dal cui centro si sviluppa un lungo fusto che sorregge due vasche di dimensioni inferiori, l’ultima poggiata su una serie di figure antropomorfe e coronata da un bocciolo stilizzato.

I resti della chiesa rinascimentale sono collocati all’interno della Certosa e non sono direttamente visitabili a causa della condizione di clausura dell’intera struttura, è possibile però visitare il museo adiacente, in cui sono custoditi alcuni ritrovamenti provenienti dall’antica chiesa e dove è possibile ammirare un modellino che restituisce in scala la condizione del monumento.

Inoltre la città di Serra San Bruno può essere considerato nel suo insieme un museo a cielo aperto, proprio perché la maggior parte dei monumenti ecclesiastici e i più antichi edifici civili sono stati realizzati usando parte del materiale di spoglio proveniente dalla certosa, tra cui altari angeli e statue poste a decorazione dell’imponente struttura rinascimentale.

Si tratta sicuramente di un luogo magico ricco di storia in cui è possibile ritrovarsi percorrendo un itinerario dapprima cittadino attraverso la visita alle principali chiese del paese che culmina nella visita presso la Certosa e il suo museo, per poi spostarsi nella vicino Santa Maria del Bosco completamente immersa nella natura.

Bibliografia e sitografia

  • Cagliostro R. M., Atlante del barocco in Italia.Calabria, De Luca Editori d'arte, Roma, Vol. 1, 2002, pp. 1-742, ISBN: 88-8016-453-8.
  • Cagliostro R. M., Arte e architettura a Serra San Bruno, "Daidalos", Rivista Trimestrale, n. 1, 2001, pp. 55-59, ISSN: 1594-0578.
  • Zinzi E., I Cistercensi in Calabria. Presenze e memorie, Istituto Regionale per le Antichità Calabresi Classiche e Bizantine , Rossano, pag. 157, Rubbettino Editore, Soneria Mannelli 1999.
  • Baldacci O., La Serra, in Memorie di geografia antropica, vol IX, I, Roma, 1954.
  • Calabretta Don L., Serra San Bruno, vol. I e II, Sud Grafica, Davoli M.na (CZ), 2000.
  • Caminada dom B.M., La Certosa di Serra San Bruno - Scritti storici, Monteleone, Vibo Valentia, 2002.
  • Ceravolo T., Luciani S., Pisani D., Serra San Bruno e la Certosa. Guida storica artistica naturalistica, Qualecultura, Vibo Valentia, 1997.
  • De Leo P., Per la storia della Certosa calabrese di S. Stefano del bosco, in Certose e certosini in Europa, atti del Convegno alla Certosa di S. Lorenzo (Padula, 22-24 settembre 1988), vol I, pp.239-245, Sergio Civita Editore, Napoli, 1990.
  • Gritella G., La Certosa di S. Stefano del bosco a Serra San Bruno. Documenti per la storia di un eremo di origine normanna, Edizioni L'Artistica, Savigliano, 1991.
  • Principe I., La Certosa di Santo Stefano del bosco a Serra San Bruno. Fonti e documenti per la storia di un territorio calabrese, Frama Sud, Chiaravalle C., 1980.
  • http://www.comune.serrasanbruno.vv.it
  • http://www.certosini.info
  • http://www.museocertosa.org

LA SANTISSIMA ANNUNZIATA DI SULMONA

 

Introduzione: la Santissima Annunziata

Il complesso della Santissima Annunziata di Sulmona, costituito da una chiesa e un palazzo adiacenti, sorge sulla piazza omonima ed è considerato il monumento più significativo della città. Risale al 1413, ma la sua costruzione si è protratta per quasi due secoli. Il terremoto del 1706 e i rifacimenti dell'Ottocento sino all'ultimo del 1968, hanno profondamente modificato la parte interna dell'edificio. Tuttavia la struttura architettonica globale, in particolare la facciata e la planimetria generale, sono rimasti più o meno inalterati e mostrano i vari stili che si sono succeduti durante l'edificazione, dalle forme medievali a quelle rinascimentali.

Di Mattia Felice Palermo - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=4678007

Svariate furono le destinazioni che l'edificio ebbe nel corso dei secoli. Il palazzo soprattutto fu adibito a Ospedale Civile sino al 1960, mentre ora è sede del Museo Civico suddiviso in tre sezioni: il museo in situ realizzato sui resti di una domus romana del I secolo a.C./II secolo d.C., la sezione archeologica (con reperti preistorici, italici e romani), e infine quella medievale-moderna.

Il palazzo adiacente

Al 1415 risale la costruzione della parte sinistra della facciata del palazzo. Presenta un portale ogivale di stile gotico nella cui nicchia è collocata la statua della Vergine con il bambino, in origine dorata e policroma. I decori del portale culminano con la statua di San Michele Arcangelo. Questa porzione termina con l'orologio incastonato nella pietra.

All'ultima parte del XV secolo risale la parte centrale della facciata di chiara derivazione rinascimentale, con il suo portale sormontato da un timpano (sul quale è visibile un altorilievo raffigurante una Madonna con Bambino e quattro Angeli oranti). Al di sopra vi è una bifora con due angeli che reggono uno stemma con la sigla A.M.G.P. (Pio Ente della Casa Santa dell'Annunziata) e alla sua sinistra una trifora quattrocentesca, con ornamenti di colonnine tortili che insistono su figure leonine e una scultura raffiguranti le Virtù.

La parte laterale del prospetto, la cui edificazione fu eseguita tra il 1519 ed il 1522, presenta una bifora che sovrasta il portale dell'antica spezieria, senza timpano con decorazioni anch'esse di impronta rinascimentale che raffigurano, in bassorilievo, l'Angelo e la Vergine.

Infine su tutta la facciata corre una cornice (decorata con putti, araldi, animali fantastici, figure sacre e profane) e alloggiano sette statue che rappresentano, nell'ordine, da sinistra a destra: San Gregorio Magno, San Bonaventura, Sant'Agostino, San Girolamo (dottori della Chiesa), San Panfilo (patrono di Sulmona), San Pietro e San Paolo.

La chiesa della Santissima Annunziata

Per quanto riguarda la chiesa l'atto di fondazione è datato 20 marzo 1320, ma l'edificio non conserva tracce della originaria costruzione medievale che fu rasa al suolo dal terremoto del 1456. La ricostruzione della chiesa terminò probabilmente nel 1590. Risalgono a quel periodo e a quella ricostruzione l'abside poligonale e il coro ligneo di Bartolomeo Balcone. Nello stesso periodo furono intrapresi i lavori per l'imponente campanile che sovrasta il complesso con la sua altezza complessiva di 65,50 metri. A base quadrata, è costruito a due piani con cuspide piramidale e quattro bifore per ciascun piano. A seguito del disastroso sisma del 1706 la chiesa fu danneggiata di nuovo e nel 1710 iniziarono i lavori di ristrutturazione ad opera dell'architetto bergamasco Pietro Fantoni. Fu questo intervento che diede alla chiesa l'attuale aspetto barocco, con una facciata imponente a due ordini di colonne, opera, quest'ultima del Maestro Norberto Cicco di Pescocostanzo.

Di Ra Boe - selbst fotografiert DigiCam C2100UZ, CC BY-SA 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2763123

L'interno si presenta suddiviso in tre navate ed è rivestito da stucchi. Quella centrale è coperta da una volta a botte affrescata. Sull'incrocio della navata centrale con il transetto si innalza l'ampia cupola estradossata con lanterna.

Tra i dipinti che abbelliscono la chiesa vanno segnalati gli affreschi di Giambattista Gamba sulle volte e le tele sugli altari laterali, tra le quali spicca per qualità la Pentecoste del 1598 di un maestro fiorentino e la Comunione degli Apostoli di Alessandro Salini. L'abside presenta invece due opere di Giuseppe Simonelli, allievo di Luca Giordano, la Natività e la Presentazione al tempio, e una Annunciazione di Lazzaro Baldi, artista toscano allievo di Pietro da Cortona.

Di Mongolo1984 - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=76864084

Da ricordare gli organi in stile rococò e l'altare della Vergine (sul fondo della navata destra), in marmo policromo, opera in parte eseguita dall'artista romano Giacomo Spagna (1620), con successivi contributi di artisti di Pescocostanzo.

 

Bibliografia
E. Mattiocco "Sulmona, guida Storico - artistica della città e dintorni".
"Guida storica artistica di Sulmona" ad opera del Prof. L. De Dominicis e degli alunni delle classi VB e VD del Liceo Scientifico E. Fermi di Sulmona (2007).

(fonte Wikipedia)

GALLERIA FOTOGRAFICA

[nggallery id=1]