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A cura di Alessia Zeni

Introduzione: la chiesa di San Tommaso a Cavedago tra i monti del Gruppo Brenta e la valle di Non

Alle soglie del paese di Cavedago, sulla statale che sale dal bivio del ponte Rocchetta all’altipiano della Paganella, su un panoramico rilievo aperto verso la valle di Non e coronato dai monti del Gruppo Brenta si innalza la piccola chiesa cimiteriale di San Tommaso. Questa chiesa è stata oggetto di un importante campagna di restauro e di un inedito lavoro di ricerca storico – artistica condotto per una tesi di laurea specialistica.

Le recenti ricerche hanno confermato che questa piccola chiesa venne fondata su una strada di origine romana, tra il XIII e il XIV secolo, ad uso di viandanti e pellegrini che percorrevano questo antico percorso. La chiesa venne poi ampliata tra il 1546 e il 1547 in seguito all’accrescimento della popolazione del paese di Cavedago che si era sviluppato nei dintorni della chiesetta in età basso medioevale. La chiesa venne ampliata nelle forme in cui appare oggi, cioè in stile “gotico clesiano”: stile di transizione dal gotico al rinascimento che si diffuse in Trentino durante l’episcopato del principe vescovo di Trento, Bernardo Clesio (1485-1539).La chiesa è infatti un piccolo edificio che presenta elementi architettonici derivati dallo stile gotico e dallo stile rinascimentale.

La chiesa di San Tommaso a Cavedago è caratterizzata da una struttura molto semplice, ma esemplificativa dello stile architettonico che si diffuse nelle chiesette alpine trentine tra il XV e il XVII secolo. La chiesa è caratterizzata da un ambiente ad unica navata scandita da campate coperte da volte costolonate in stile gotico, abside poligonale e presbiterio leggermente rialzato, campanile costituito da un tetto a piramide dalle forme slanciate tipicamente gotiche ed è circondata sul lato sud-est dal cimitero. La facciata della chiesa è articolata da una tettoia sorretta da pilastri in pietra e da un portale rinascimentale in pietra bianca finemente lavorato che porta incisa sull’architrave la data 1546.

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All’esterno, anticamente privo dell’attuale tettoia sopra l’ingresso, corrono lungo la facciata una serie di riquadri affrescati, che raffigurano, da sinistra a destra: San Michele arcangelo provvisto di bilancia per pesare le anime e di una lancia con la quale probabilmente trafigge la figura del diavolo ormai scomparsa. San Michele è raffigurato in coppia con un santo – vescovo benedicente, identificato con San Vigilio, santo patrono della chiesa trentina. Al centro sono invece affrescati una coppia di Santi, di cui sono rimaste solo parte della testa e del collo.

Infine a destra, spicca un grande riquadro contenente un gigantesco San Cristoforo, raffigurato con il piccolo Gesù sulla spalla e il bastone rifiorito in mano; secondo la tradizione devozionale, preservava da morte improvvisa chi si fosse fermato a guardarlo e a recitare una preghiera in un suo onore.

All’interno della chiesa, sulla parete meridionale, sono raffigurate le immagini di San Nicola da Bari e di San Vigilo, invece sulla parete settentrionale è dipinta una Crocifissione tra Maria, San Giovanni evangelista, e le figure di una santa, forse la Maddalena. Il Cristo è rappresentato con corpo piuttosto tozzo e con i piedi fissati alla croce con doppio chiodo, come nella tradizione romanica; invece le figure vicine sono ritratte nell’atteggiamento convenzionale per esprimere il dolore, con il volto lievemente reclinato sulla mano.

Nella fascia al di sotto della crocifissione sono presenti tre altri riquadri molto frammentari: quello centrale lascia appena intravedere una figura di orante; in quello di destra si scorge una mezza figura in posizione frontale danneggiata dall’antico collocamento dell’altare laterale; e in quello a sinistra, in migliori condizioni conservative, eseguito contemporaneamente alla crocifissione, è raffigurata una singolare figura di Fabbro con copricapo a punta, in procinto di modellare sull’incudine un ferro di cavallo che, ancora caldo, tiene in mano con una lunga pinza.

La campagna di restauro e le ricerche hanno stabilito che gli affreschi che oggi decorano la piccola chiesetta risalgono al XIV secolo e sono stati realizzati in tre fasi pittoriche differenti e da diverse botteghe, provenienti dal veronese e dal bergamasco. Il San Vigilio e il Santo vescovo Nicola, affrescati in coppia sulla parete interna della navata di San Tommaso sono stati attribuiti alla corrente pittorica veronese dei primi decenni del trecento che applica modi figurativi ritardatari; mentre i santi rappresentati sulla facciata della chiesa di San Tommaso sono stati attribuiti a personalità di impronta giottesca formatesi nell’ambiente veronese.

Quest’ultima inedita attribuzione è stata determinata dall’elevata esecuzione pittorica degli affreschi della facciata di San Tommaso, che ricordagli affreschi dipinti dai seguaci del Giotto padovano nelle chiese veronesi di San Fermo e di San Zeno. Infine il gigantesco San Cristoforo raffigurato sulla facciata della chiesa di Cavedago è opera del cosiddetto Maestro di Sommacampagna, pittore itinerante di origine lombarda, attivo negli anni centrali del Trecento in valle di Non, ma non solo.

Conclude la decorazione della piccola e suggestiva chiesetta alpina, una seicentesca pala d’altare in legno dorato e policromato opera dello scultore trentino Cristoforo Bezzi da Cusiano (val di Sole) che porta al centro il recente bassorilievo con l’Incredulità di San Tommaso, opera dello scultore Egidio Petri di Segonzano.

Dietro l’altare è infine collocata un’iscrizione con la data di ampliamento della chiesa e del maestro muratore che ha eseguito i lavori: “1547 ROCHO MURARO DE LAINO”.I recenti studi hanno posto l’attenzione su questo maestro muratore, Rocco de Redis, originario di Laino nella valle d’Intelvi (Como), ma residente a Tassullo, in valle di Non. Secondo quanto emerso costui ha contribuito a diffondere negli anni centrali del Cinquecento il cosiddetto stile architettonico “gotico clesiano”, attraverso l’ampliamento di molte chiese della val di Non e della valle di Sole.

La recente ricerca condotta per la piccola chiesetta di San Tommaso a Cavedago ha quindi posto l’attenzione su un edificio religioso modesto nelle sue forme, ma importante nella sua storia, poiché è esemplificativa delle vicende artistiche e architettoniche che hanno vissutole piccole chiesette delle valli trentine negli anni tra il XIV e il XVII secolo.

Bibliografia di riferimento:

  • GIRARDI Silvio, “In contrada Cavedagum…”. Dai masi alla comunità, Trento, Artigianelli, 2000
  • MICHELI Pietro, Sulle sponde dello Sporeggio, Trento, Argentarium, 1977
  • REICH Desiderio, I castelli di Sporo e Belforte, Trento, Scotoni e Vitti, 1901
  • VIOLA Enrico, La chiesetta di San Tomaso a Cavedago: un atto di rispetto, 2002
  • ZENI ALESSIA, Il magister Rocco de Redis da Laino d’Intelvi nei documenti dell’Archivio di Stato di Trento, in “Studi Trentini. Arte”, 94, 2015, 1, pp. 87-96
  • ZENI Alessia, La chiesa di San Tommaso a Cavedago tra Storia, Arte e Architettura, Trento, Nuove Arti Grafiche, 2015

 

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