A cura di Felicia Villella
Introduzione
Da un punto di vista Etimologico, il termine ninfeo deriva dal greco nymphâion ed era una parola usata per indicare luoghi di ristoro dotati di vasche d’acqua colme di piante acquatiche, in cui si praticava il culto delle ninfe, da cui il nome per l’appunto, le divinità femminili minori che nella mitologia classica erano venerate come genî benigni ai mortali.
In seguito il termine cominciò ad indicare sia grotte di origine naturale che di origine artificiale in cui erano presenti sorgenti di acqua naturale, ed infine, in epoca rinascimentale e poi barocca, comprese anche le fontane monumentali dalle facciate scenografiche presenti ad esempio nelle ville.
In Italia sono presenti diversi esempi, soprattutto in Campania, ma anche la Calabria presenta questa tipologia monumentale ed è il caso del Ninfeo di Vadue a Carolei, in provincia di Cosenza.
Ad oggi il complesso monumentale di Vadue Vecchia è considerato un parco storico in cui è presente un’antica residenza nobiliare restaurata, risalente probabilmente al XVII, costruita su strutture preesistenti e voluta dalla marchesa spagnola Alarcon Mendoza de la Valle; essa include un ampio cortile circondato da un’alta cinta muraria con annesse due cappelle, una casa – torre e un ninfeo con seggio e canopo interamente affrescato, ma in cattivo stato di conservazione.
Il sito insiste su un costone roccioso che parte a sud dalla confluenza del torrente Cavallo con il fiume Busento, fino a nord con la valle del Busento, sulla via Cosenza – Carolei Domanico – Amantea.
Il Ninfeo di Vadue a Carolei
Il Ninfeo è formato da una sala le cui pareti sono intervallate da una serie di aperture, la cui continuità è garantita da una seduta continua che percorre le tre pareti che danno sulla vasca, di forma quadrata, colma d’acqua; al centro si trova un calice decorato da figure antropomorfe e da un piccolo canopo formato da due alte colonne di ordine dorico. Ai lati sono presenti due aperture con architravi sormontati da nicchie la cui calotta presenta una decorazione a conchiglia, mentre probabilmente manca uno stemma nobiliare alla sommità dell’arco.
La sala si sviluppa all’interno del costone roccioso, dal quale è appunto ricavata; essa presenta una scenae frons sottolineata da un arco centrale ribassato e ricoperta da una volta a botte con superfici affrescate da cornici, ghirlande e differenti scene mitologiche, raffigurate con ambienti e personaggi proposti con abbigliamento classico.
Nonostante il compimento di un intervento di recupero, non è stato possibile bloccare lo stato di deterioramento, né ritardarlo, soprattutto nel caso degli affreschi, in parte dovuto alla natura stessa del ninfeo ricavato all’interno della roccia, una condizione che incrementa notevolmente il tasso di umidità delle pareti, interessate da diversi episodi di efflorescenza, variazioni cromatiche, infestazione di vegetali, fratture e lacune.
Tra le interpretazioni adottate relative alle rappresentazioni ancora leggibili, pare che le scene presenti su uno dei lati della volta possano rappresentare i miti di Apollo e Dafne, di Leda e il cigno e di Europa rapita dal Zeus.
Dirimpetto è raffigurata una particolare scena mitologica, forse riferita al mito di Atteone ed Artemide, è inoltre presente la sposa di Ercole, Delanira, che cavalca il centauro Nesso.
Il restauro della seconda metà del secolo XIX ha permesso di dare forza alla struttura al fine di garantire una maggiore stabilità costitutiva, ma l’assenza di manutenzione di certo non ha giovato ad un così delicato manufatto.
C’è da dire che il paesaggio in cui il manufatto è contestualizzato lascia realmente senza fiato, imboccando una stradina secondaria rispetto alla via principale che porta al centro del paesino ci si trova immersi nel verde, un boschetto che era ricco ornamento dei fasti di un tempo, in cui ben si calava un’opera come il ninfeo atta all’ozio, inteso nella sua accezione più nobile.
Un luogo sicuramente da rivalutare e da inserire in un percorso turistico più ampio che miri a considerare la residenza con cappella e ninfeo annesso un posto dal richiamo romantico in cui rivivere quello che la marchesa Mendoza sicuramente aveva intellettualmente concepito.
Bibliografia
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- F. Costabile, I ninfei di Locri Epizefiri, Soveria Mannelli (Cz), 1992
- L. Addante, Cosenza e i cosentini. Un volo lungo tre millenni, Rubbettino, Soneria Mannelli (Cz), 2001
- G. De Rose, Monografia sintetica della cittadina di “Ixia”. L’odiernan Carolei, Associazione sportiva Carolei di Toronto, 1979
- C. Gattuso, R. Cozza, P. Gattuso, F. Villella, La conoscenza per il restauro e la conservazione, Franco Angeli, Roma, Ottobre 2012
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