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A cura di Ornella Amato

 

Il Museo Diocesano

Il complesso Monumentale Donnaregina ospita il Museo Diocesano di Napoli a partire dal 2007, anno in cui non solo sono state allestite le sale all’interno delle quali è possibile ammirare le opere d’arte liturgica che generalmente sono “nascoste” al grande pubblico e che qui hanno trovato collocazione e esposizione, ma anche tele, arte scultorea, ori ed argenti un tempo chiusi in cassaforte e che ora si mostrano al grande pubblico e si offrono alla città.

Fig. 1 – Sale interno del Museo Diocesano di Napoli. Credits: beniculturalionline.it.

Il complesso è unico nel suo genere, in particolare per quel che concerne il riutilizzo e soprattutto la riorganizzazione degli spazi anche per attività extra museali quali convegni, spettacoli o eventi in genere; annovera anche un polo didattico e congressuale dotato di alta tecnologia, sale di ricevimento etc. Insomma, esso rappresenta una realtà che, partendo da due chiese estremamente distanti per stili architettonici, è in continuo movimento, pur mettendo sempre al centro le due basiliche che, probabilmente loro malgrado, diventano l’una complementare all’altra, in un complesso nel quale, l’ennesimo della città di Napoli, si stratifica la storia.

Il Complesso di Donnaregina

Il Complesso di Donnaregina, nello specifico, viene distinto in “vecchia” e “nuova”, ma in realtà sono due facce della stessa medaglia, dove si incontrano e quasi si scontrano due stili: da una parte il gotico severo ed austero del complesso monumentale di Donnaregina vecchia e, dall’altra, il Barocco trionfante seicentesco alla basilica Donnaregina nuova: le due chiese sono poste una alle spalle dell’altra sebbene facciano parte di un’unica area; un tempo erano collegate da un corridoio interno utilizzato dalle Clarisse che, così, potevano passare da una chiesa all’altra senza correre il rischio di dover uscire dalla clausura.

Il Complesso Donnaregina vecchia

La chiesa gotica trecentesca fu costruita per volontà degli Angioini, e negli archi a sesto acuto ricorda il gotico francese di San Lorenzo Maggiore, la cui abside è l’unico esempio in Italia di gotico francese, il che fa supporre che probabilmente entrambi appartengano allo stesso anonimo architetto d’Oltralpe.

Fig. 2 – Interno con abside ed altare maggiore. Credits: museodiocesanonapoli.it.

La Basilica di Donnaregina “vecchia” ha avuto un trascorso piuttosto travagliato sin dagli inizi della sua storia, poiché in un primo momento il convento fu, per volere di Carlo I D’Angiò, carcere per i suoi avversari politici; successivamente fu danneggiato da un terremoto e infine completamente restaurato grazie alla regina Maria d’Ungheria, morta nel 1309 e, per suo stesso desiderio, sepolta all’interno della stessa chiesa in una tomba monumentale realizzata da Tino di Camaino, che arrivò in città l’anno successivo della morte alla regina stessa per realizzare il monumento funebre.

All’austerità dei toni di un gotico trionfante, che in Europa proprio in quei secoli lasciava grandi testimonianze, fanno da adorno gli affreschi di Piero Cavallini, tutt’oggi perfettamente conservati all’interno delle sale della Basilica.

Il Complesso Donnaregina nuova

Il confronto architettonico, storico e artistico maggiore, però, la basilica lo vive con “l’altra” Donnaregina, quella realizzata alle sue spalle, quella che – a partire dal XVII sec. – le Clarisse raggiungevano attraverso un corridoio, quella in cui, il Barocco trionfante del Seicento, in aperto contrasto col gotico trecentesco, è la Basilica di Donnaregina “nuova”.

Napoli, anno 1617

Una grande scala in piperno e marmo precede la grande facciata, realizzata nello stesso materiale: all’interno, un’unica navata, con sei cappelle, tre per ciascun lato, nessun transetto e marmi policromi secondo il gusto dell’epoca. In sintesi questo è l’identikit della nuova chiesa, voluta dalle stesse Clarisse per adeguarsi al gusto dell’epoca e per questo sfarzosa, imponente, in netto contrasto col gotico della struttura precedente, da cui è divisa da ben trecento anni di architettura, un arco temporale che non è solo cronologico, ma è soprattutto stilistico.

Fig. 11 – Basilica di Donnaregina Nuova, dettaglio della cantoria. Credits: napoligrafia.it.

Stucchi dorati, affreschi, marmi policromi, un vero e proprio trionfo dello sfarzo, ma soprattutto i maggiori nomi dell’ambiente artistico napoletano. Qui lavorano Luca Giordano, Agostino Beltrano, Francesco Solimena. È a loro che si devono non solo gli affreschi ed i relativi cicli pittorici, ma anche le tele che adornano le cappelle.

Le due chiese furono separate negli anni ‘30 del XX sec., e dal 2007 entrambe fanno parte del Complesso Museale Diocesi di Napoli.

Entrambe sono parte essenziale del Complesso Monumentale Donnaregina, e l’una si rivela essere complementare all’altra: il Gotico, corrente, che Giorgio Vasari, con disprezzo definì “barbaro”, dal popolo barbaro dei Goti, ed il Barocco, coi suoi trionfanti colori, in un’unione che convive in un unico complesso, “spalla a spalla” non solo metaforicamente, ma nel senso più reale della descrizione.

 

 

Bibliografia

Pacelli – La pittura napoletana da Caravaggio a Luca Giordano – 1996 Ed. Scientifiche Italiane

AAVV.: –  La grande Storia dell’Arte Vol. 2 e Vol. 7 – Gruppo Editoriale L’Espresso

De Fusco – Mille anni di architettura in Europa – Laterza Ed.

 

Sitografia

www.beniculturalionline.it

www.museodiocesanonapoli.it

www.napolidavivere.it

www.napolipost.it

www.10cose.it

www.ecampania.com

www.cosedinapoli.com

www.napoligrafia.it

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