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A cura di Ornella Amato

 

Introduzione: Origine del palazzo e del museo di Capodimonte

 

Capodimonte, quartiere periferico di Napoli, Anno del Signore  1738.

Corte di Sua Maestà Carlo di Borbone.

5 Settembre 1738. Giorno della posa della prima pietra della nuova Reggia.

 

Un casino di caccia, un luogo di diletto, di svago, eppure un vero e proprio palazzo reale realizzato ai margini del centro della città, distante ma non particolarmente lontano dal Palazzo Reale al centro della capitale.

La Reggia di Capodimonte oggi è uno dei musei più importanti all’interno del territorio cittadino ma anche dell’intero territorio nazionale, non solo per l’alta qualità delle opere e delle collezioni che custodisce, ma soprattutto per la sua completezza.

Quando si parla di “Capodimonte” si pensa subito al Museo, ma non bisogna dimenticare che le sale del museo sono allestite all’interno del palazzo stesso, ed inoltre che al di fuori del palazzo vi è il Bosco con le costruzioni in esso presenti.

 

L’allestimento museale e le Sale del Palazzo

All’interno delle sale del piano nobile s’incontra il primo allestimento, che immette il visitatore nel percorso museale che si snoda tra opere d’arte e sale nobiliari.

La prima sala è il “Salone della Culla”, impreziosita da un pavimento  in marmo intarsiato, rinvenuto nella villa dell’imperatore Tiberio sull’isola di Capri, sala così denominata perché qui era stata collocata  la culla disegnata da Domenico Morelli – oggi conservata alla reggia di Caserta – e donata dalla città ai Savoia per la nascita di Vittorio Emanuele III.

Fig. 1 – Napoli, Museo di Capodimonte, Salone della Culla. Credits: commons.wikipedia.org By Mentnafunangann – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=37531018.

Altra sala di rilevante interesse è di certo il Salone delle Feste, a pianta rettangolare con i suoi affreschi di gusto neoclassico, rimaneggiata durante gli anni del governo di Gioacchino Murat, rendendola la stanza più maestosa dell’intero complesso per opera di Salvatore Giusti. Il pavimento è in marmo siciliano ad intarsi geometrici,

Fig. 2 – Napoli, Museo di Capodimonte, Salone delle Feste. Credits:By Mentnafunangann – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=50301077.

 

ma di certo la sala che maggiormente attrae e desta interesse e curiosità è il cosiddetto “Salottino di Porcellana”:

Fig. 3 – Napoli, Museo di Capodimonte, Salottino di Porcellana. Credits: By Mentnafunangann – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=37531305.

 

un ambiente unico al mondo, realizzato con le ceramiche della Real Fabbrica di Porcellane – la cui sede è proprio all’interno del Real Bosco del Museo – per la Regina Maria Amelia, Sassonia, moglie di Carlo.

È una delle realizzazioni più riuscite del Settecento napoletano frutto di circa 3 anni di lavoro.

L’ambiente – la sala 52 –  è di piccole dimensioni, soprattutto se paragonato alle altre sale della reggia – ed è decorato a “cineserie”, genericamente definito dal Vanvitelli “gabinetto di porcellana“;  si presenta a pianta quadrata, con pareti interamente rivestite di lastre di porcellana fissate insieme da perni e chiodi, intervallate da sei specchiere.

Il soffitto – sebbene sia in stucco – imita la porcellana  alle pareti, e da esso pende un lampadario a dodici braccia che rappresenta un giovane cinese che pungola un drago con il suo ventaglio.

Nel complesso la decorazione è fitomorfa (rami, foglie, frutti e fiori, arricchita da trofei musicali  e scimmie che si alternano a scene di vita cinese).

 

La “Collezione Farnese” a Capodimonte

A Carlo di Borbone si deve anche il trasferimento in città della “Collezione Farnese” , oggigiorno considerata il nucleo fondamentale del museo e del quale occupa un intero lato del piano nobile anche se è tripartita tra Capodimonte, il Museo Archeologico Nazionale ed il palazzo Reale di Napoli.

Fig. 4 – Napoli, Museo di Capodimonte, pianta del piano con in evidenza le sale museali. Credits:By Fulvio314 – Own work based on: this map, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=39255549

 

Pianta del primo piano della Reggia di Capodimonte:

Galleria Farnese Sale da 2 a 30

Collezione Borgia Sala 7

Salottino di porcellana 52

Appartamento reale Sale 31, 32, 34, 37, 42, 43, 44, 45, 51, da 53 a 60

Collezione De Ciccio Sale  da 38 a 40

Galleria delle porcellane Sale 35.36

Armeria farnesiana e borbonica Sale da 46 a 50


La
collezione Farnese è una delle più famose al mondo anche  e soprattutto per la quantità di opere che la stessa contiene, tanto da essere divisa in tre musei seguendo i criteri espositivi dei musei di destinazione: infatti all’Archeologico sculture romane, testi librai alla Biblioteca Nazionale del Palazzo Reale, mentre a Capodimonte sono conservate  le opere del Rinascimento come il Botticelli, opere di pittori emiliani e romani, ma anche utensili di vario genere.

Fig. 5 – Napoli, Museo di Capodimonte, Botticelli, Madonna con Bambino e due Angeli, tela appartenente alla “Collezione Farnese”. Credits: Web Gallery of Art:   Image  Info about artwork, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=14590056.

e scorrendo lungo i secoli, incontriamo  Tiziano Vecellio

ma anche i Carracci, Annibale Agostino e Ludovico,

Fig. 8 – Napoli, Museo di Capodimonte, Annibale Carracci, Ercole al bivio, tela appartenente alla “Collezione Farnese”. Credits: commons.wikimedia. Unknown source, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=44958684.

e  ancora grandi nomi come il Bellini, Agnolo Bronzino, Correggio, Andrea del Sarto, Domenichino, Dosso Dossi, Lanfranco, Lorenzo Lotto, Masolino da Panicale ed un elenco straordinario di artisti che hanno fatto la storia dell’arte d’Italia.

Il pezzo dell’intera collezione  che però desta le maggiori curiosità della parte della collezione presente è di certo il Cofanetto Farnese.

Fig. 9 – Napoli, Museo di Capodimonte, Cofanetto Farnese, Collezione Farnese. Credits: Manno Sbarri – The photo is in the article “Il Cofanetto Farnesiano del Museo di Napoli” of Aldo De Rinaldis published in “Bollettino d’arte del Ministero della pubblica istruzione”, no. 4, 1923 (in the article does not specify the name of the photographer), Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=43324296.

Il Cofanetto Farnese, commissionato nel 1548 dal Cardinal Alessandro Farnese all’orafo fiorentino Manno Sabbi, è un cofanetto d’argento dorato, lavorato a sbalzo e cesello, cristallo di rocca intagliato, smalti e lapislazzuli.

Le sue dimensioni sono notevoli, 49x26x42.3 cm. È considerato uno dei capolavori dell’arte orafa.

All’area espositiva che al primo piano ospita la Collezione, vanno annoverate in particolar modo le sale 13 e 14 che s’ispirano alla settecentesca “Galleria delle cose rare” voluta dal Duca Ranuccio II nella Galleria Ducale di Parma e nella quale sono confluiti un ricco nucleo di oggetti artistici preziosi ma soprattutto rari e che vanno ad integrare la già ricca collezione stessa.

Oltre la Collezione Farnese

Alla ricchezza della Collezione Farnese, vanno aggiunte l’enorme quantità di  opere che il museo conserva ed espone come l’opera di Simone Martini, il San Ludovico da Tolosa che incorona il fratello Roberto d’Angiò

Fig. 10 – Napoli, Museo di Capodimonte, Simone Martini, San Ludovico da Tolosa che incorona il fratello Roberto d’Angiò. Credits: Self-scanned, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=9208432.

ed ancora, la Flagellazione  di Caravaggio che giunge al Museo di Capodimonte dalla Chiesa di San Domenico Maggiore

Fig. 11 – Napoli, Museo di Capodimonte. Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, La Flagellazione. Credits:  Unknown source, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=10258014.

La straordinarietà e la qualità delle opere presenti  al Museo Nazionale di Capodimonte ed il connubio che ne deriva con le sue origini di casino di caccia e luogo di diletto, ne fanno uno dei musei più visitati sull’intero territorio nazionale.

 

 

 

Sitografia

www.museocapodimonte.beniculturali.it

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