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A cura di Luisa Generali

 

Il borgo di Pitigliano

In provincia di Grosseto vicino al confine con il Lazio si trova la magnifica cittadina di Pitigliano (fig.1). Alla sua vista, una volta percorsa la strada che porta nel cuore della Maremma nell’area delle così dette città del tufo (Pitigliano, Sorano, Sovana), non si potrà che rimanere affascinati dal frastagliato sperone che sostiene e innalza il borgo, classificato tra i più belli d’Italia. Ne dà una propria interpretazione il pittore tedesco della corrente contemporanea realista, Andreas Orosz, celebre per le sue prospettive moderne: posizionato di fronte al paese, sulla terrazza panoramica che si trova sulla strada che conduce al centro e che offre la prima sosta per ammirare Pitigliano, l’artista coglie con lo sguardo di sorpresa di molti turisti, restituendo un’immagine quasi fotografica della realtà meravigliosa che si palesa all’improvviso davanti agli occhi (fig.2).

 

Sopraelevato sul tufo spoglio che dà un effetto ancora maggiore di slancio verso l’alto, Pitigliano si presenta come un luogo al limite del surreale, sensazione che aumenta la notte quando le luci accendono ulteriormente il colore ambrato del tufo (fig.3). Anche detta “La Piccola Gerusalemme” per la comunità ebraica che animò con la sua cultura una parte del borgo, è facile perdersi tra gli angoli e le vie di questo luogo, intervallate da ripidi sali e scendi, scorci da cartolina dei tipici rustici toscani e vertiginosi terrazzamenti affacciati sulla rupe.

 

Pitigliano: storia e architetture

Già abitato dagli Etruschi, di cui rimangono numerose tracce nelle vicine necropoli e nelle vie cave (sentieri scavati nel tufo perfettamente conservati), la storia della contea di Pitigliano inizia con il dominio della famiglia Aldobrandeschi della vicina Sovana che come presidio sul territorio costruì il primo nucleo di quella che divenne in seguito la fortezza. Nel 1313 con l’unione della casata Aldobrandeschi agli Orsini, la roccaforte assunse anche il ruolo di palazzo residenziale dei signori che manterranno la propria autonomia fino al 1604, quando la contea passò definitivamente al Granducato dei Medici.  Il centro delle vicende storiche del borgo si svolse principalmente a cavallo tra i secoli XV e XVI, sotto la reggenza degli Orsini che si dimostrarono sovrani aperti alle novità dell’arte e dell’architettura rinascimentale. Il primo intervento in tal senso fu voluto da Niccolò Orsini (1442 –1510), famoso capitano di ventura a servizio di diverse potenze italiane, come lo Stato Pontificio e la Repubblica di Venezia, che intorno alla metà del Quattrocento investì le proprie risorse nella ristrutturazione della fortezza-palazzo commissionata a Antonio da San Gallo il Giovane (1484 –1546), figlio d’arte della famiglia di celebri architetti che contribuirono a definire i canoni della matura architettura rinascimentale civile, religiosa e militare. L’impronta quattrocentesca della fortezza oggi è ancora evidente sia esternamente nella preminenza massiccia della struttura, che all’interno, già riconoscibile nell’impianto e nelle decorazioni scultoree del cortile lastricato. Attraverso una rampa di accesso presidiata dalla statua di un leone (fig.4), si accede al chiostro tramite un ingresso delimitato da due basse colonne ornate con motivi tipici rinascimentali (insegne, cartigli, canestri di frutta), gli stessi simboli che si trovano ancora più sfarzosamente a ricoprire lo stipite del portale da cui si accede agli interni e probabilmente opera di maestranze lombarde che all’epoca rappresentavano i più esperti professionisti nella lavorazione della pietra per fini ornamentali. In posizione laterale nel cortile si trova un altro simbolo dell’epoca: il pozzo, la cui importanza è evidenziata dalla presenza “all’antica” delle due colonne e l’architrave. Indispensabile per il rifornimento d’acqua dei sovrani, anche la vera di rivestimento diviene motivo di autocelebrazione con la decorazione a rilievo dei blasoni della casata Orsini (fig.5).

 

Appartiene a questo periodo storico anche il progetto per l’acquedotto, opera monumentale che si rese necessaria per il corretto rifornimento idrico della città (fig.6). Iniziato su progetto dello stesso Antonio da San Gallo il Giovane, la completa realizzazione avvenne solo nel Seicento dopo una serie difficoltà legate alle criticità del territorio che condussero al magnifico monumento che oggi caratterizza il paesaggio urbano di Pitigliano. L’acquedotto spicca, infatti, per la sua maestosa architettura che si sviluppa in due ampie arcate, sorrette da un grande e profondo pilastro, per poi proseguire in una serie di archi più piccoli e continui. La funzione pratica di quest’opera si sposa alla perfezione con l’insieme scenografico del paese, accentuandone la verticalità e conciliando i bisogni con un intento estetico che valorizza il paesaggio fuori e dentro l’abitato: le arcate a sostegno dell’acquedotto diventano così delle grandi finestre che incorniciano i suggestivi scenari della Maremma.

 

Addentrandoci nel centro storico il fulcro del borgo è rappresentato da Piazza della Repubblica, la cui attrattiva principale è la Fontana delle Sette Cannelle (fig.7), che fa da quinta al piazzale e permette un ulteriore affaccio sulla rupe. Realizzata come sorgente pubblica, l’architettura di accompagnamento alla fontana (costruita con conci in tufo), si pone in continuità visiva con l’acquedotto grazie ad una serie di arcate che fanno da cornice alla vasca. Anche in questo caso il disegno è movimentato dall’alternanza degli archi, sui lati piccoli e ribassati, mentre un’arcata maggiore spicca centralmente: ad uniformare l’insieme due volute di raccordo addolciscono la struttura collegando le arcate minori con la principale. Definiscono il coronamento alcuni elementi decorativi che, come dei piccoli pinnacoli, vogliono evidenziare l’importanza del monumento.

 

Per concludere non può mancare inoltre una visita alla cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, di antica fondazione medievale che oggi possiamo ammirare come perfetto esempio di architettura barocca a seguito degli interventi di rifacimento settecenteschi (fig.8). L’aspetto attuale della facciata appare costellato di addobbi in stucco tra modanature e ornamenti scultorei che ne scandiscono il fronte simmetricamente, dando particolare rilevanza alle due nicchie laterali con le immagini di Pietro e Paolo, i Santi titolari della chiesa. L’utilizzo dello stucco oltre ad essere impiegato per creare e impreziosire gli elementi architettonici, viene qui adottato anche per imitare la tecnica del rilievo, per ingentilire i profili delle finestre o creare veri e propri disegni decorativi, come avviene per la delicatissima cornice che si dipana sopra il portale principale.

 

 

 

 

Bibliografia

Dominici, Pitigliano – città del tufo, Arcidosso (GR), 2015.

 

Sitografia

https://www.museidimaremma.it/it/monumenti_e_luoghi.asp?keyattrazione=50

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