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A cura di Alice Savini

 

Introduzione

La chiesa di Santo Stefano è situata nel mezzo del centro abitato di  Vimercate (paese situato a pochi chilometri da Milano nel mezzo della Brianza). E chiusa tutt’intorno dall’abitato e si affaccia sulla piazza rettangolare dedicata allo Stesso santo protettore della città. 

L’inizio della storia costruttiva  si può collocare all’epoca longobarda, la prima testimonianza documentaria risale infatti al  745 d.c. Tuttavia, la struttura che noi vediamo oggi fu  eretta tra il X e l’XI secolo  subendo molte trasformazioni nel corso dei secoli che le hanno poi conferito l’aspetto attuale. 

 

Esterno

L’esterno della chiesa  rivela l’antica storia dell’edificio fatta di modifiche e trasformazioni nel corso del tempo. 

L‘edificio a pianta basilicale ha tre navate terminanti con  tre absidi semicircolari. L’abside centrale, maggiore, comporta una decorazione a lesene rettangolari e cornice ad archetti pensili suddivisi in gruppi di tre.

 

I prospetti laterali sono realizzati prevalentemente da ciottoli e mattoni e  non presentano alcuna decorazione, se non una serie di archetti nella parte settentrionale. Qui sono ancora visibili le aperture di un ambiente fortificato eretto sopra le navate laterali nel XV  secolo – periodo travagliato dal punto di vista politico  militare – e molto probabilmente utilizzato con funzione difensiva. 

 

Con l’imbiancatura il settore centrale della facciata si distingue da tutte le altre  murature  laterali.  Il blocco centrale con struttura a capanna è delimitato da due lesene terminanti con elementi cuspidali. Al centro vi si trova il portale ligneo sormontato da un vestibolo su doppia colonna tuscanica architravata  con fregio dorico e metope  scolpite con emblemi devozionali e un timpano modanato triangolare. 

 All’inizio del XVII secolo fu aggiunta anche una finestra classica a serliana  e la nicchia che ospita tra antiche sculture trecentesche  raffiguranti la Madonna con il Bambino tra Santo Stefano e un altro santo guerriero non identificabile. 

Al fianco destro della facciata si innalza la torre campanaria iniziata nel XI secolo ( e poi modificata sia nel 1400 che nel XIX secolo): poderosa struttura rettangolare su cinque piani sormontata da una cuspide piramidale con una croce al sommo.  Nella muratura del campanile è conservata un’unica scultura di epoca romanica raffigurante una testa antropomorfa inglobata in una serie di archetti pensili del secondo piano. Si tratta di una testa maschile con barba e capelli incisi con  linee sottili, bocca dal taglio orizzontale e occhi in evidenza. 

 

Interno

Le tre navate sono scandite da pilastri quadrangolari  e terminano in tre absidi : i due laterali dedicati Sant’Ambrogio e a San Carlo ( in origine dedicata a San Michele).

All’interno dell’edificio sono presenti molte tracce pittoriche  a testimonianza della  lunga storia religiosa dell’edificio. 

Un recente restauro ha difatti recuperato  un ciclo murale trecentesco molto deteriorato: sono riemerse parti consistenti  di affreschi posti a decorazione della volta della Cappella di Sant’Ambrogio ( che dal 1884 ospita la sacrestia) raffiguranti i quattro dottori della chiesa – Gerolamo, Agostino, Ambrogio, Gregorio – seduti sui loro scrittoi lignei.

Sempre nella medesima cappella sono stati ritrovati altri affreschi facenti parte di una serie di interventi decorativi e architettonici eseguiti nella chiesa tra il 1564 e il 1566: anni importanti poiché di poco successivi alla chiusura del Concilio di Trento e  alla visita pastorale dell’arcivescovo Carlo Borromeo. 

Posto sopra uno zoccolo, il dipinto è distinto in due registri  corrispondenti al catino e alla fascia ornamentale sottostante dove sono conservati alcuni lacerti di una scena raffigurante la Resurrezione di Cristo. Meglio conservata è  la scena centrale con il Compianto su Cristo morto presentato come se si trattasse di una grande pala d’altare.

La decorazione cinquecentesca dell’edificio prosegue  con gli importantissimi affreschi dell’ abside realizzati da Lattanzio Gambara e raffiguranti il Martirio di Santo Stefano (su cui ci soffermeremo nel prossimo articolo.)

 L’impresa decorativa cinquecentesca dell’abside ha rappresentato solo una tappa del processo di rinnovamento dell’edificio che coinvolse sia lo spazio che la decorazione della collegiata nei tre secoli successivi. 

I primi di questi interventi riguardano la navata e il presbiterio. Qui Jacopo Bassano e la sua bottega realizzarono una serie dieci figure di apostoli e dieci di profeti il cui destino non è facile da ricostruire. La presenza del Bassano e del Gambara non fanno altro che dimostrare l’importanza artistica di questa chiesa di provincia.

Nel periodo successivo la decorazione prosegue soprattutto nelle cappelle laterali e nella cripta dedicata a San Giuliano e alla Vergine. Qui nel primo decennio del XVII la campata viene decorata con una volta riccamente decorata con stucchi raffiguranti  fogliami, nastri, palmette, foglie trilobate, cerchi e testine di cherubino. A questo periodo risalgono anche gli affreschi della volta raffiguranti la nascita della Vergine, la Presentazione al Tempio, lo Sposalizio e l’Annunciazione molto probabilmente realizzati da un pittore vicino alla cerchia di Camillo Procaccini.

Nel corso dei XVII vengono anche terminate le due cappelle  dedicate a Sant’Ambrogio e a San Carlo  poste rispettivamente a sinistra e a destra dell’altare maggiore.  Si pensa che nella cappella dedicata a San Carlo fosse originariamente destinato un dipinto raffigurante san Carlo Borromeo in Gloria ora conservato nell’oratorio di Sant’Antonio la cui l’iconografia segue  molto chiaramente quella della celebre pala del Morazzone  realizzata per il santuario di Santa Maria della Noce a Inverigo.

Arrivati  all’inizio del XIX secolo la necessità di arricchire la navata maggiore con una decorazione degna del Santuario si fece più pressante. Venne chiamato il pittore Giovanni Chiarini che nel 1841 fu incaricato di decorare la navata con una serie di riquadri narrativi  che corrispondono al ritmo delle navate  ed evocano bassorilievi inseriti nelle architetture classicheggianti.  Nelle scene racconta le efferate torture subite da vari mariti come Paolo, Pietro, Simone, Giacomo ecc.  accompagnate da dodici medaglie con i martiri degli apostoli , tondi con busti degli apostoli e trofei ecclesiastici.

Mentre la volta botte ribassata della navata centrale  è decorata con un motivo a cassettoni a imitazione di un architettura antica.  

Altra aggiunta importante dell’epoca  è l’ altare neoclassico eseguito su progetto di Leopoldo Pollack nel 1807. Si tratta di un tempietto circolare rialzato su gradini, a otto colonne con cupolino trasparente, anche per permettere una maggiore visione degli affreschi retrostanti. Il nuovo assetto sembra in qualche modo ricordare quello del Duomo milanese il cui cantiere era gestito proprio da Pollack.

 

 

 

Bibliografia

La collegiata di Santo Stefano a Vimercate : storia e arte in un’antica pieve lombarda,  Silvana Editoriale, Il Gabbiano, 2008

A. Vergani ( a cura di),  Mirabilia Vicomercati : itinerario in un patrimonio d’arte : il Medioevo, 1994.

P.Venturelli, G.A. Vergani ( a cura di), Mirabilia Vicomercati : itinerario in un patrimonio d’arte : l’età moderna, 1998.

 

 

Sitografia

lombardiabeniculturali.it/blog/percorsi/il-romanico-a-monza-e-nella-provincia-di-monza-e-della-brianza/la-basilica-di-santo-stefano-protomartire-a-vimercate/

https://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-09354/

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