4.8
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A cura di Andrea Bardi

 

 

In corrispondenza della parete sud della Stanza della Segnatura, Raffaello ha collocato l’ultimo dei quattro murali laterali della biblioteca privata di Giulio II. Dopo aver completato le pareti della Filosofia, della Poesia e della Teologia Raffaello conclude il ciclo con Le Virtù e la Legge (fig. 1), ovvero con la rappresentazione della Giurisprudenza. Inserita all’interno del profilo di un arco, la lunetta con le Virtù in sottinsu domina i due riquadri laterali del registro inferiore: le due scene, rispettivamente esemplificative del Diritto Civile (Triboniano consegna le Pandette a Giustiniano, a sinistra) e del Diritto Canonico (Gregorio IX approva le Decretali, sulla destra) sono interrotte dalla presenza di una finestra centrale che “entrandosi a sinistra riguarda il cortile del Palazzo”. È proprio un’iscrizione riportata sulla finestra, poi, a risultare decisiva per stabilire un corretto inquadramento cronologico dell’affresco. L’iscrizione recita infatti:

JVLIVS. II. LIGVR. PONT. MAX. AN. CHRIS. MDXI. PONTIFICAT. SVI. VIII

Salito al soglio pontificio il 1 novembre 1503, il “ligure” Giulio II, nato ad Albissola – ancora incerto è invece l’anno di nascita – raggiunse l’ottavo anno di pontificato nel 1511, anno complesso per il papa terribile e punto di partenza per ulteriori considerazioni, di carattere iconografico, che verranno sviluppate in seguito. 

Altra scelta significativa è quella di destinare alla Giurisprudenza la parete meridionale. Una scelta non casuale, come era solito per il tempo, e dettata da precise esigenze di carattere teorico. In questo caso la Legge, che per Marsilio Ficino era vera gubernandi ratio (“vero criterio di governo”), a partire da fonti antiche (il Platone del Timeo su tutti, ma anche Filone di Alessandria o Diodoro Siculo) viene associata al sud in quanto “punto cardinale” dell’Egitto, patria d’elezione della Legge. È proprio Filone di Alessandria, infatti, a ricordare come lo stesso Mosè ricevette la sua educazione proprio in Egitto. 

 

Le Virtù

Occupando interamente il registro superiore della parete, tre delle quattro Virtù Cardinali (Temperanza, Fortezza, Prudenza, fig. 2) correttamente individuate già da Vasari si sporgono da un parapetto in prospettiva ribassata che apre lo sguardo a un cielo vagamente cosparso da nubi.

 

L’assenza della quarta tra le virtù cardinali canoniche, la Giustizia, è compensata dalla sua comparsa in uno dei tondi sulla volta (fig. 3). Tale scelta venne già chiarita nel movente dal Vasari, che nella vita di Raffaello scrive:

“Et sopra l’altra finestra che volta nel cortile, fece nell’altro tondo una Giustizia, con le sue bilance & la spada inalberata […] per haver egli nella storia di sotto della faccia fatto come si da le leggi civili, & le canoniche come a suo luogho diremo”

 

Nel corso del Novecento, invece, fu lo storico dell’arte Edgar Wind a ipotizzare, per la prima volta, la coincidenza di tre dei piccoli putti con le Virtù teologali: nella sua interpretazione l’angioletto di destra, che indica il cielo, ricoprirebbe il ruolo della Fede, quello in posizione centrale – con una fiaccola accesa in mano – la Speranza ed infine quello di sinistra, nell’atto di cogliere delle ghiande dal ramo di quercia della Forza, rappresenterebbe l’ultima virtù teologale, la Carità. 

Più recentemente, Christiane Joost – Gaugier (The Concord of Law in the Stanza della Segnatura, 1994) oltre a gettare ulteriore luce su un aspetto colto da Wind (le tre Virtù Cardinali, “accoppiate” ai putti delle Virtù Teologali, entrano con esse in un rapporto di interscambio che permette ad ognuna delle sei figure di ricoprire due ruoli contemporaneamente), tenta di offrire una versione alternativa relativa all’identificazione delle figurazioni allegoriche raffaellesche, pescando da una tradizione iconografica consolidata e da un armamentario di “attributi” canonici storicamente spettanti alle Virtù. Il ramo di quercia, ad esempio, se a una prima ricognizione può facilmente essere ricondotto al rovere – e quindi al cognome di papa Giulio – ad un’analisi più attenta può essere altresì interpretato come un simbolo di Zeus: se Plinio, nella Naturalis Historia, fu il primo ad associare la quercia al padre degli dei, è Esiodo, nella Teogonia, a rendere Zeus il responsabile dell’amministrazione della giustizia, iniziando una tradizione che sopravvisse fino a Raffaello Maffei, fine umanista della corte di Giulio II. Nei Commentaria Urbana (1506), inoltre, Maffei associa – sulla scorta di Esiodo e Seneca – la Giustizia alle Tre Grazie. Fu Esiodo, infatti, il primo a considerare la legge come dotata di “grazia” e “armonia”: focalizzandosi sul significato dei nomi delle Grazie (Agalaia, Euphrosyne, Thalia), Esiodo le mise in connessione con i concetti di “legge”, “prosperità” e di “benedizioni (buoni effetti) della legge”.  In una simile chiave di lettura anche l’attributo della Temperanza – la virtù di destra – può essere reinterpretato come simbolo della funzione “regolatoria” che Esiodo affida alla Legge. L’imbracatura della Temperanza, infatti, è tradizionalmente associata all’iconografia dell’Etica e della Ragione (più tardi, anche nell’Iconologia di Cesare Ripa entrambe queste personificazioni tengono un leone al guinzaglio). Sempre in Ripa, lo specchio e la fiamma – attributi della Virtù centrale – sono elementi propri della Prudenza e della Sapienza. 

 

Bibliografia

Giovan Pietro Bellori, Descrizione delle immagini dipinte da Raffaelle da Urbino, Roma, Stamperia di Giovanni Giacomo Komarek, 1695. 

Paolo dal Poggetto (a cura di), Raffaello. I disegni, Firenze, Nardini, 1983.

Pier Luigi De Vecchi, Raffaello, Milano, Rizzoli, 2002.

Ludovico Dolce, Aretino o Dialogo sulla pittura (1557), Firenze, Michele Nestenus e Francesco Moucke, 1735. 

Andrea Emiliani, Michela Scolaro, Raffaello. La Stanza della Segnatura, Milano, Electa, 2002. 

Christiane L. Joost-Gaugier, The Concord of Law in the Stanza della Segnatura, in “Artibus et Historiae”, vol. 15, no. 29, Cracovia, IRSA, 1994, pp. 85-98. 

Arnold Nesselrath, Lorenzo Lotto in the Stanza della Segnatura, in “The Burlington Magazine”, vol. 1142, no. 1162, Londra, Burlington Magazine Publications, 2000, pp. 4-12.

Konrad Oberhuber, Raphael and the State Portrait-I: The Portrait of Julius II, in “The Burlington Magazine”, vol. 113, no. 816, Londra, Burlington Magazine Publications, 1971, pp. 124-131. 

Deoclecio Redig De Campos, Raffaello nelle stanze, Firenze, Giunti, 1983. 

Daniel M. Unger, The pope, the painter, and the dynamics of social standing in the Stanza della Segnatura, in “Renaissance Studies”, vol. 26, no.2, Hoboken, Wiley, 2012, pp. 269-287. 

Giorgio Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti, Firenze, Giunti, 1568.  

Mark J. Zucker, Raphael and the beard of Pope Julius II, in “The Art Bulletin”, vol. 59, no. 4, New York, College Art Association, 1977, pp. 524-533.

 

Sitografia

https://www.treccani.it/enciclopedia/lorenzo-lotto_%28Dizionario-Biografico%29/, consultato il 26/05/2022. 

https://www.treccani.it/enciclopedia/raffaello-santi_%28Dizionario-Biografico%29/, consultato il 26/05/2022.

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