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A cura di Fabio D’Ovidio

Il Duomo di Santa Maria Assunta e la sua storia

Il Duomo di Santa Maria Assunta, o Cattedrale, presenta una storia molto particolare costituita da due differenti e distinte fasi storiche e artistiche.

Il duomo originario venne edificato nel tra 825-887 d.C.,  in luogo dell’antico tempio pagano posto sulla collina del Priamar, e vi rimase fino al 1543, anno in cui con un decreto del podestà venne abbattuto. Il promontorio del Priamar[1] era il cuore pulsante della vita cittadina laica e religiosa della città fino al 1528, anno della conquista genovese e dell’inabissamento del porto.

Secondo le ultime ricostruzioni desunte dalle fonti locali e da alcuni ritrovamenti archeologici, la cattedrale del Priamar presentava una facies gotica il cui elevato era costituito da un unico corpo longitudinale diviso in 3 navate con colonne raccordate mediante un sistema archivoltato a sesto acuto, il presbiterio aveva un aspetto poligonale con all’esterno un doppio ordine di colonne che reggevano un loggiato, e al di sopra dell’altare si elevava un tamburo esagonale sul quale si impostava una cupola. La facciata aveva il tipico aspetto a salienti con un protiro sorretto da leoni stilofori in corrispondenza del portale maggiore e nella parte superiore un rosone centrale e due bifore.

Se l’esterno presentava la tradizionale bicromia bianco-nera a bande orizzontali, l’interno offriva alla vista cicli ad affresco, pale d’altare, corredi scultorei in marmo e in bronzo.

Nel 1543, il complesso religioso fu abbattuto per volere della Repubblica di Genova insieme ai numerosi edifici religiosi e civili che sorgevano intorno.

Sul promontorio sorse una fortezza[2] che, ancora oggi, domina la città. Il 24 aprile 1543 il podestà vietò a chiunque di recarsi nel duomo, così molti cittadini coadiuvati dal clero locale presero il Santissimo Sacramento dal duomo e lo trasferirono nella chiesa di San Pietro, in un clima di grande commozione e sofferenza, con la massima solennità possibile. Nonostante il brevissimo tempo concesso dall’autorità civile, i cittadini fecero il possibile si sforzarono per portare via dal duomo quanti più oggetti preziosi fosse possibile. Nella Chiesa di S. Pietro venne trasferito il corpo del Beato Ottaviano, vescovo di Savona dal 1123 al 1133, che nella Cattedrale del Priamar era conservato in una cripta. Distrutta la splendida Cattedrale, dunque, occorreva elevare a questo rango una nuova sede scelta tra una delle chiese presenti in città.

In un primo momento a tale rango venne eletta la chiesa di San Pietro che sorgeva presso la torre del Brandale (oggi questa chiesa non esiste più), ma presto questa sede si rivelò inadeguata e si pensò di trasferire la Cattedrale presso la chiesa di San Francesco, dove viveva la comunità dei Frati Francescani Conventuali, presso cui vissero parte della loro vita i  pontefici Sisto IV e Giulio II della Rovere.

La scelta di S. Francesco come nuova Cattedrale non fu gradita alla congregazione e i Frati non cedettero se non alla forza: il loro malcontento era condiviso anche dalla società secolare della città, in particolare dalle famiglie nobili. Vi era ancora la possibilità che tale scelta fosse temporale, in attesa di una definitiva sistemazione in altra località.

Nel 1556 il Papa Paolo IV elevò al rango di Cattedrale la chiesa dell’ordine francescano, e nello stesso anno ne prese possesso Vincenzo Prarella Vicario Generale di Nicolò Fieschi[3], vescovo di Savona. Tuttavia, anche la chiesa di San Francesco, a causa delle sue dimensioni, si dimostrò presto inadeguata per essere una Cattedrale.

Il nuovo Duomo: il “miracolo della colonna”

Il Vescovo Pietro Francesco Costa (1587-1624) con una scelta radicale ordinò la demolizione della Chiesa di S. Francesco e l’edificazione di un nuovo Duomo: nel 1589 la chiesa francescana fu integralmente demolita e il Costa stesso pose la prima pietra per la nuova Cattedrale. Nelle fondamenta del nuovo edificio e sotto il coro si deposero differenti monete d’argento e di rame, coniate in loco, con i simboli araldici cittadini e mariani.

I lavori di costruzione iniziarono con entusiasmo ma scaturì una diatriba di stampo economico tra le autorità ecclesiastiche e civili. L’effetto di questi contrasti si vide nel 1600, quando le maestranze incaricate della costruzione erano intenzionate a bloccare i lavori per la mancanza di finanziamenti. Inaspettatamente e provvidenzialmente, fra le tensioni, avvenne il miracolo della Madonna della Colonna. Il 14 marzo 1601 durante la demolizione di una colonna dell’antica chiesa, un’immagine della Vergine col Bambino, si staccò e si adagiò lentamente a terra. L’evento straordinario stemperò la situazione e permise la ripresa dei lavori, grazie anche al forte contributo economico portato dai fedeli, profondamente toccati nell’animo dal “miracolo della colonna”.

Con la ripresa dei lavori si rinfocolò la speranza di poter ultimare il complesso secondo i disegni dell’architetto e frate gesuita savonese Orazio Grassi[4], e di restituire alla nuova struttura la bellezza e lo splendore di quella medievale.

Nel giro di breve tempo, vennero innalzate le strutture portanti del tempio. Nel 1602 si chiese il permesso a Genova di edificare il campanile ma i lavori furono procrastinati per una diminuzione di entrate economiche. Nel 1605, infine, la Cattedrale venne consacrata, ma i lavori per la costruzione erano lontani dall’essere terminati: i progetti per il campanile vennero ripresi nel 1611 e ultimati due anni dopo, nel 1628 si portava a termine la pavimentazione interna, tuttavia mancavano all’appello ancora cupola e facciata.

La prima facciata fu eretta nel 1840 dall’architetto savonese Giuseppe Cortese, mentre la seconda, opera dell’architetto Guglielmo Calderini, venne ultimata nel 1887. La lanterna sopra la cupola fu elevata poco prima del 1929, anno in cui possiamo ritenere concluso l’intero cantiere.

Fig. 3

L’attuale cattedrale dell’Assunta presenta una pianta a croce latina a tre navate, divise da pilastri che sorreggono volte a botte a tutto sesto, con all’intersezione di transetto e corpo longitudinale l’elevazione di un tamburo circolare su cui si imposta una cupola emisferica, mentre alla conclusione del corpo longitudinale un’abside poligonale.

La facciata presenta un alzato fortemente marcato in senso orizzontale da due cornici marcapiano: la prima si interrompe in corrispondenza dell’ingresso principale per la presenza di un gruppo scultoreo dell’assunzione della Vergine, realizzato dallo scultore Giovanni Antonio Cybei primo direttore dell’Accademia di Carrara (autore tra l’altro di un monumento equestre per Francesco III d’Este).

Fig. 4

Percorso pittorico all’interno del Duomo di Santa Maria Assunta

La visita alla Cattedrale può iniziare partendo dalla navata centrale poiché offre allo spettatore e al fedele l’inquadratura spirituale dell’edificio: si chiariscono immediatamente  i contenuti tematici portanti che riguardano il Mistero dell’Assunzione della Vergine in Cielo, cui il complesso religioso è consacrato.

Fig. 5 – Navata Centrale.

Gli affreschi dell’imponente volta a botte della navata centrale e del catino absidale presentano in ordine di successione differenti episodi significativi della vita mariana dipinti nel 1847 dal pittore bergamasco Francesco Coghetti: Natività di Maria e sua presentazione al tempio, Sposalizio della Vergine, Annunciazione e Visitazione, Dormitio Virginis e Assunzione.

Fig. 6 – Soffitto Navata Centrale.
Fig. 7 – Catino Absidale del Duomo di Santa Maria Assunta.

Al centro del transetto, sotto la cupola, sono raffigurati quattro grandi profeti, uno per angolo della struttura: diffondono il Verbo e annunciano i misteri su cui si basa la fede della Chiesa. I quattro uomini sono Isaia premonitore della nascita di Cristo, Baruch attraverso una riflessione-lode sulla Sapienza annuncia implicitamente la venuta di Gesù, Gioele profetizza della Pentecoste e infine Osea è il primo a considerare l’amore coniugale come simbolo dell’amore di Dio verso Israele.

Fig. 8 – Cupola.

Navata di sinistra

Presenta sei volte a crociera a tutto sesto alle cui pareti si aprono altrettante cappelle e termina con l’altare del Santissimo Sacramento, una delle molte reliquie trasportate nella nuova cattedrale prima della distruzione della precedente.

Fig. 9 – Navata di sinistra.

Navata di destra

Presenta una configurazione architettonica affine a quella di sinistra con la divisione in sei campate con volte a crociera a tutto sesto e altrettante cappelle laterali, a livello iconografico mostra un percorso che alterna temi mariani alla storia di prima età contemporanea di Savona, con richiamo diretto all’episodio di Pio VII e Napoleone Bonaparte.

Fig. 10 – Navata di destra.

Percorso scultoreo nel Duomo di Santa Maria Assunta

In parallelo con i cicli ad affresco della navata centrale e delle cappelle laterali, si dispiegano differenti opere plastiche quasi tutte provenienti dalla cattedrale del Priamar, traslate nella chiesa di S. Francesco e poi ricollocate nella cattedrale attuale.

Il fonte battesimale (ingresso navata centrale lato destro) fu ricavato da un capitello bizantino di VI secolo, la sua conservazione è piuttosto buona, ad eccezione di una palmetta sbeccata sull’angolo anteriore sinistro; il bordo della vasca reca alcuni segni di scasso dovuti al fissaggio di elementi di copertura. Il manufatto è, in realtà, molto distante per tecnica, tipologia e stile dai capitelli bizantini, cui peraltro si ispira. Si è appurato che per la decorazione dei lati anteriore e posteriore, identici fra loro, sono presenti vari modelli di riferimento: i tralci, le palmette, le foglie d’acanto che trovano precisi riscontri in capitelli bizantini appartenenti ad un ampio arco cronologico, dal VI al primo XIV secolo. L’opera è stata realizzata tra la seconda metà del XIV e gli inizi del XV secolo. Al centro della vasca, si può osservare il foro per l’uscita dell’acqua, una realizzazione ad hoc di uno scultore occidentale, tardogotico, che impiegò motivi architettonici di differenti edifici di Costantinopoli (alcuni allora già in rovina), per ottenere un originale ed “esotico” fonte battesimale.

Fig. 11 – Fonte battesimale.

In corrispondenza del lato sinistro, si trova un Crocifisso marmoreo avente da un lato un Cristo morente sulla croce e dall’altro una Madonna con il Bambino.

In corrispondenza dell’ingresso, presso la navata sinistra, si trova una lunetta in bronzo raffigurante l’Assunzione della Vergine di epoca tardo romanica (forse XII secolo): presenta una forte disposizione gerarchica delle figure, la teoria di apostoli in basso con i volti rivolti verso l’alto, la Vergine entro la mandorla con affianco angeli musicanti e altri due sopra di lei nell’atto di incoronarla, alla scena è anche presente la Trinità attraverso le tre stelline poste tra mandorla e corona.

Fig. 14 – Assunzione bronzea.

La Presentazione della Vergine al tempio è un rilievo murato nella Cappella di S. Sisto (dal 1867), nella parte sinistra viene raffigurata una scoscesa salita rocciosa che conduce all’entrata del Tempio, presso la quale è presente Zaccaria che sta per accogliere la Vergine (nella fisionomia di una bambina), alle spalle del sacerdote altre tre figure maschili si sporgono dall’interno dell’edificio; sul lato opposto, lo spazio è delimitato dalle rovine di un’architettura classicheggiante sul cui davanti si raccoglie il gruppo dei familiari che assiste all’evento: Gioacchino ed Anna, e altre due donne, appena visibili alle loro spalle; sullo sfondo, la salita rocciosa prosegue verso un’altura alla cui sommità sorgono le rovine di un altro edificio che si staglia contro un cielo percorso da piccole nuvole: a metà del cammino è un alberello dal fusto ritorto, di cui sono minutamente descritte le asperità e la chioma; in primo piano, sotto la salita al tempio, è raffigurato un sarcofago dal quale sorge una figura maschile, caratterizzata dalla tonsura. Il rilievo, appartenuto ad un altare, è identificabile con quello segnalato dal Ratti e tra le opere provenienti dall’antica Cattedrale.

Fig. 15 – Presentazione di Maria al Tempio, rilievo.

Madonna con Bambino e Santi: una pala marmorea, presente nella “Sacrestia vecchia”. L’opera è un evidente risultato di una ricomposizione: nel suo insieme si mostra tripartito da tre nicchie sormontate da un coronamento a valva di conchiglia, contenenti ciascuna una figura scolpita quasi a tutto tondo: in quella centrale e in posizione più elevata è raffigurata la Madonna col Bambino, in quella alla sua destra San Pietro, dall’altra parte San Paolo. Attorno alla nicchia con la Vergine sono disposti quattro riquadri che racchiudono un rilievo raffigurante un evangelista seduto allo scrittoio e identificato dal corrispettivo attributo. Altre quattro nicchie, agli angoli del gruppo centrale, sono delimitate da archi a tutto sesto e coronati da un elegante fastigio composto da un vaso da cui si dipartono lateralmente motivi fitomorfi e coppie di delfini affrontati; all’interno sono collocati quattro Dottori della Chiesa, tutti frontali e assisi in trono: Gregorio e Gerolamo in basso, Ambrogio e Agostino in alto. A completare gli scomparti laterali altri quattro riquadri, contenenti un santo a mezzo busto: le figure in basso (due Santi Apostoli?) recano un libro, quella di sinistra impugnava un oggetto oggi perduto, l’altra presenta una croce (Sant’Andrea ?); la figura in alto a sinistra è identificabile con Santo Stefano per minuscole pietre poste su capo e spalle, mentre dell’altro giovane martire in alto a destra, presumibilmente San Lorenzo, sono perduti parte della palma e l’oggetto su cui appoggiava la mano destra.

Pulpito esagonale con un lato aperto, collocato in capo alla navata centrale, addossato al pilastro sinistro. Le cinque specchiature, intercalate da erme angeliche, racchiudono le figure dei quattro Evangelisti con attributi rappresentati a figura intera, e San Paolo mentre predica a una folla. Sotto le specchiature degli Evangelisti, troviamo una serie di piccole figure a rilievo di Santi (procedendo in senso orario a partire dal lato prospiciente il presbiterio: San Pietro, San Giovanni Battista, San Gerolamo, San Gregorio Magno, Sant’Agostino e Sant’Ambrogio). Gli scultori sono Antonio Maria Aprile e Giovanni Angelo Molinari, che realizzarono il pulpito tra il 1521 e il 1525. Sembra accettabile l’ipotesi proposta da Federigo Alizeri, secondo cui le parti figurate sarebbero da attribuire all’Aprile (o alla sua bottega), mentre a Giovanni Angelo Molinari sia stata demandata la messa in opera dell’insieme e l’esecuzione degli ornati.

Fig. 16 – Pulpito.

Coro ligneo è probabile che il vero promotore del progetto sia stato Giuliano Della Rovere – futuro papa Giulio II – che lo finanziò assieme al Comune di Savona, per una spesa complessiva di 1.132 ducati d’oro. Il momento storico era particolarmente favorevole alla città di Savona. Il cardinale poteva procedere con particolare ambizione nel suo ruolo di mecenate artistico della città e in particolare della cattedrale sul Priamar, di cui si stavano completando in quegli anni le decorazioni e gli arredi interni. Il Della Rovere affronta, con la realizzazione del coro ligneo, l’impresa di gran lunga più impegnativa, lunga e costosa fra quelle che lo coinvolsero per l’abbellimento della Cattedrale di S. Maria Assunta. Nell’atto di commissione si stabilì che il coro dovesse riprodurre fedelmente nella scelta dei legni, nelle dimensioni, nella fattura e negli esiti estetici, quello della Certosa di Pavia, comprese le figure intarsiate. Il coro di Savona è a doppio ordine (per i canonici e i cappellani), mentre quello di Pavia a uno solo ma le analogie previste furono, in linea di massima, rispettate. L’originaria configurazione è oggi perduta a seguito dell’abbandono della cattedrale sul Priamar. Il coro fu smontato e trasferito in sedi provvisorie, infine ricollocato nell’abside della attuale Cattedrale. Qui fu riadattato al profilo dell’abside, ed assunse un andamento a U rovesciata. In questo adattamento furono sacrificati due stalli: il primo ordine ne conta attualmente 37, il secondo 21 anziché 22. Al centro ve n’è uno più grande e sopraelevato, forse la vecchia cattedra vescovile, la cui spalliera è decorata da una tarsia con il Redentore. Ai suoi lati, si dipartono le due ali di 18 stalli l’una, i cui dossali principali riproducono, secondo una rispondenza simmetrica destra-sinistra, la Madonna con Sisto IV (a destra) e la Madonna con Giulio II (a sinistra), quindi gli Apostoli, gli Evangelisti, Santi Martiri, Dottori della Chiesa, Santi monaci e Sante Martiri. Anche il leggio, con il bancone sottostante a sportelli, è parte dell’originario complesso, mentre la cattedra vescovile venne realizzata agli inizi del Seicento, utilizzando per lo schienale un preesistente dossale con Maria Maddalena. La firma di Anselmo de Fornari in due tarsie all’estremità del coro porta a pensare che sia stato il maestro principale dell’opera.

Fig. 17 – Coro ligneo.

MENZIONE ONOREVOLE

La Pala della Rovere ,oggi nell’oratorio di Nostra Signora di Castello, già nella vecchia Cattedrale, presenta un’imponente carpenteria piena di statue lignee, entro cui sono raffigurati al centro una Madonna in trono con Bambino tra di San Giovanni Battista a sinistra e San Giovanni Evangelista a destra, al di sopra dei due santi omonimi si trovano entro riquadri minori disposti a coppie un totale di quattro santi tra pontefici (probabilmente i precedenti Sisto, da ricordare che nella cattedrale c’è una cappella dedicata a San Sisto I) e padri della Chiesa, mentre sopra la coppia centrale si trova una Crocifissione come chiaro rimando al futuro di Cristo. In luogo della cimasa gli scultori del legno posizionano un tabernacolo, mentre in predella sono raffigurate quattro scene della vita di Gesù bambino alternate a due stemmi della famiglia Della Rovere (quercia dorata su fondo azzurro). Foppa non rispetta i tempi dettati dalla sua committenza e allora viene sostituito da Ludovico Brea.

NdA: le fonti per quest’articolo sono state desunte da appunti di liceo ed università, descrizioni in loco o fotografie.

Note

[1] In dialetto ligure tale parola ha una duplice accezione. Si può considerare come pri-amar (pietra amara = roccia friabile) oppure come pri-a-mar (promontorio vicino al mare).

[2] Tale edificio aveva certamente una funzione difensiva nei confronti delle navi nemiche francesi che in un qualunque momento avrebbero potuto sferrare un attacco marino, tuttavia i fori in cui erano posti i cannoni non correvano solo sul lato esterno dell’edificio, ma anche su quello rivolto alla città che sarebbe stata cannoneggiata in caso di rivolta. Il ruolo ambiguo che ha ricoperto la fortezza del Priamar si può notare ancora oggi in quanto per molto tempo è stata abbandonata al degrado, e i savonesi solo durante alcune manifestazioni si recano lì. In pieno Risorgimento vi fu imprigionato Giuseppe Mazzini, la cui cella è tutt’oggi visitabile.

[3] I Fieschi sono una delle più antiche famiglie dell’aristocrazia genovese. Di consuetudine durante il suo dominio su Savona, per esercitare un maggiore controllo sulla società tutta, Genova inviava come vescovi e podestà uomini scelti tra i ranghi della propria aristocrazia.

[4] Uomo specializzato in discipline scientifiche, cui è intitolato il liceo scientifico cittadino, ma è principalmente ricordato come uno dei principali oppositori delle teorie galileiane.

 

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