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A cura di Ornella Amato

Un sincero ringraziamento alla Dott.ssa Tiziana Grassi

Primario dell’Ospedale delle Bambole

 ed a tutto il suo Staff per la disponibilità e la collaborazione.

 

Introduzione. Dal Laboratorio al Museo-bottega

L’Ospedale delle Bambole si ingrandisce, si trasforma, cambia sede, trasferendosi all’interno delle Scuderie di Palazzo Marigliano, al numero 39 di Via San Biagio dei Librai. Dalla bottega – laboratorio del Maestro Luigi Grassi, nato quasi per caso nel lontano 1895,122 anni dopo prende vita il Museo-bottega dell’Ospedale delle Bambole, grazie alla volontà della Dottoressa Tiziana Grassi, attuale Primario dell’Ospedale stesso.

Fig.1

È sabato 21 ottobre 2017, e si inaugura non un nuovo laboratorio, piuttosto – e per meglio dire – il Museo dell’Ospedale delle Bambole o ancora meglio, il Museo-bottega, poiché è così che è giusto chiamarlo, all’interno del quale non solo vi è solo il laboratorio di restauro, cuore pulsante del Museo in cui operano le abili mani delle restauratrici, ma sono esposte anche le bambole “riportate alla vita” e tutti i materiali necessari alla loro cura, che avviene all’interno del laboratorio che incessantemente si occupa di ciò. Restauri di bambole, arte sacra, recupero dei peluche sono alcune delle attività quindi che vanno a comporre un vero e proprio museo della memoria, dell’uomo in primis, e della conservazione di tutto quanto è stato “giocato” ed è tornato a vita nuova e che ora, esposto, si presenta agli occhi dei visitatori.

Museo” ovvero “luogo sacro alle Muse” o meglio ancora “Istituto culturale di particolare interesse storico”. La definizione del termine museo si addice perfettamente a questa struttura: è la conservazione della cultura, del recupero e del restauro, e, di conseguenza un vero e proprio Istituto culturale, tra l’altro posto in una zona di Napoli dove il livello culturale è altissimo, dove non solo ci si collega al passato, ma si guarda al futuro, anche attraverso la cultura della memoria e la cura dell’oggetto e dei sentimenti che prevalgono sul consumismo.

Il Museo-bottega

Il Museo-bottega è stato fortemente voluto ed è tutt’oggi curato dal Primario dell’Ospedale stesso, la Dottoressa Tiziana Grassi, che, con tenacia, porta avanti un antico mestiere e lo tramanda ai posteri anche attraverso attività didattiche e laboratori effettuati all’interno della stessa struttura museale.

 

Il percorso, che si snoda all’interno della struttura, si può definire emozionale, fatto di ricordi, di memoria, di momenti, di attimi di giochi, di un’infanzia lontana eppure vicina, perché i bambini di ieri sono gli adulti di oggi e i bambini di oggi saranno gli adulti di domani, in un Museo collegato al passato, che racconta e si racconta attraverso la cura delle persone, delle bambole, degli oggetti, ma anche attraverso il restauro di arte sacra, affinché nulla vada perduto.

Fig. 4 – Arte Sacra.

In questo spazio espositivo di circa 180 mq si incontrano tutti i passaggi che caratterizzano l’Ospedale delle bambole, ospitato all’interno del Museo stesso: Accettazione, Pronto Soccorso, “Bambolatorio” con le corsie di degenza, strumenti per la diagnostica, bambole in attesa di trapianto, ortopedia, oculistica, ma anche vestizione, trucco e parrucco.

Sequenza dei reparti

E ancora scaffalature in cui sono esposti arti e teste di bambole

Delle esposizioni, tutte particolarmente interessanti, vanno segnalate in particolare quelle del reparto di Oculistica

Fig. 10

con occhi in diversi materiali, destinati sia a bambole sia a peluches, di cui il Museo conserva ed espone svariate tipologie, ed il reparto Voce, in cui sono esposte le apparecchiature per far “parlare” le bambole”.

Fig. 11

Le collezioni 

Anche le sue collezioni sono assolutamente particolari: attualmente ha in affido una collezione di circa 70 cavalli a dondolo, dal Settecento al Novecento, ed inoltre conserva una collezione variegata di Bambole Lenci.

Fig. 12 – Cavallo a dondolo.

Le Bambole Lenci nascono a Torino negli anni 20 e Lenci è l’acronimo di LUDUS EST NOBIS CONSTANTER INDUSTRIA, ovvero il gioco è la nostra opera continua. Da loro nasce il pannolenci, ossia il panno di cui erano fatte le bambole: lavabile, non particolarmente costoso, poiché questi giocattoli erano interamente fatti a mano, rendeva tali giocattoli più resistenti rispetto ad una bambola di porcellana, ed era più facile giocarci anche perché era estremamente basso il rischio di rottura. Anche questo rappresenta oggi un ricco pezzo della storia del made in Italy.

Scaffalatura con al centro Bambole delle Collezione Lenci, in particolare si fa riferimento alla bambola con l’abito in stile giapponese e alle due bambole laterali

 

In questo particolare viaggio che si fa attraverso il tempo e lo spazio, la storia di questa struttura più unica che rara viene raccontata al visitatore, oltre che dalle Dottoresse, anche dalle Bamboline stesse, poiché viene proiettata su di uno schermo, con un fare quasi fiabesco che incanta ed emoziona lo spettatore.

Fig. 15

Allo stesso modo è proiettato sul bancone da lavoro originale di Luigi Grassi, – che nel 1895 fondò l’Ospedale delle Bambole – il lavoro manuale che fanno tutt’oggi le Dottoresse.

Fig. 16 – Il banco di lavoro del maestro Luigi Grassi.

Il viaggio che il visitatore compie all’interno del Museo dell’Ospedale delle Bambole, un Museo – Bottega per eccellenza, riconosciuto tra le 10 cose da vedere a Napoli, inserito all’interno del circuito Artecard, è un viaggio completo: emozionale e culturale al tempo stesso, un tuffo nel ricordo e nella memoria, dove s’incontrano i vissuti del passato, la volontà della conservazione attraverso il recupero e, soprattutto, la trasmissione ai posteri.

Quanto conservato qui quasi “costringe” delicatamente il visitatore a tornare bambino, poiché di certo troverà un pezzo che gli ricorda la sua infanzia: un giocattolo che aveva uguale, una bambola che gli ricorda quella che sua nonna gelosamente conservava… ogni pezzo riporta indietro nel tempo, un tempo lontano, passato, ma che qui sembra essere contemporaneamente fermo e proiettato in avanti, grazie all’ausilio di supporti tecnologici, affinché nulla vada perduto e tutto sia consegnato al futuro delle prossime generazioni.

 

Sitografia

www.ospedaledellebambole.com

Foto

Ornella Amato

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