A cura di Ornella Amato
Il tempo di Natale è un tempo di emozioni contrastanti, di malinconie che vogliono trasformarsi in gioie, di colori, luci e scintillii. Di sguardi sorpresi e sguardi persi, di emozioni che sono lì nell’ attesa che, nel Tempo dell’Avvento[1], arrivi la Notte Santa. E’ la notte percepita come la più lunga dell’anno quella tra il 24 e il 25 di dicembre; una notte lunghissima poiché il sole sa bene che dovrà attendere che Babbo Natale abbia consegnato l’ultimo dono prima di poter sorgere! Ma è soprattutto la notte in cui nella basilica della Natività di Betlemme, come in tutte le chiese e le case cattoliche, si ricorda la nascita del Bambino Gesù che, secondo la tradizione, avrebbe avuto luogo proprio dove oggi sorge la basilica. Nella cripta di quest’ultima, infatti, sul pavimento è collocata una stella d’argento in ricordo del luogo dove 2021 anni fa era stata sistemata, nella mangiatoia, la culla del piccolo Gesù.
Tutti gli eventi narrati dalla tradizione ruotano attorno al dolce Bambino appena nato: l’annuncio degli angeli ai pastori della nascita del Salvatore; il passaggio della cometa che guidò i re Magi durante il lungo viaggio verso Betlemme intrapreso per portare in omaggio i loro doni carichi di significato; la leggenda secondo la quale i Magi stessi avrebbero chiesto informazioni ad una vecchietta, oggi identificata come la Befana[2], che però non avrebbe saputo aiutarli.
Il momento storico: il Censimento voluto da Augusto e il 25 Dicembre
Tutto si esplica in un arco temporale estremamente limitato per la cui ricostruzione storica ci vengono in aiuto i testi sacri ed in particolare i vangeli di Luca e Matteo che, sebbene diano informazioni precise sul periodo storico in cui avvenne – durante il censimento voluto dall’imperatore Augusto in tutto l’Impero Romano – non danno date precise a cui poter storicamente fare riferimento.
Luca – Capitolo 2 versi 1,7
Nascita di Gesù
[1] In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. [2] Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. [3] Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. [4] Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, [5] per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. [6] Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. [7] Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.[3]
Matteo – Capitolo 2 verso 1
[1] Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco alcuni Magi vennero da Oriente a Gerusalemme [4]
“La data del 25 dicembre, com’è noto, è convenzionale” [5], ma non è del tutto casuale poiché ricorda la nascita del Dio Sole. Inoltre, l’imperatore romano Aureliano aveva stabilito la celebrazione del Dies Natalis Solis Invisti (compleanno del Sole) proprio al 25 dicembre. Non va tuttavia dimenticato che talune chiese ortodosse celebrano il Natale il 7 gennaio, in coincidenza della solennità dell’Epifania. Il Papa emerito Joseph Ratzinger il 23 dicembre 2007 dichiarava che “il primo ad affermare con chiarezza che Gesù nacque il 25 dicembre è stato Ippolito da Roma, nel suo commento al Libro del Profeta Daniele, scritto nel 204”[6], anche se per la documentazione più antica per la datazione del Natale si tende a far riferimento al “Cronografo del 354”, una sorta di calendario illustrato, opera di Furio Dionisio Filocalo.
Le celebrazioni oltre la Messa
Le celebrazioni liturgiche del Natale hanno inizio la prima domenica d’Avvento e terminano nel giorno di Candelora[7].
I cristiani hanno iniziato ben presto a celebrare il Natale attraverso le rappresentazioni della Natività, la cui forma più tradizionale è quella del presepe.
Presepe viene dal latino praesaepe, cioè mangiatoia, ma nell’accezione popolare è “la rappresentazione plastica della nascita di Gesù”.
La prima vera rappresentazione la realizzò – com’è noto – San Francesco d’Assisi in una grotta dei boschi di Greccio, in provincia di Rieti.
Francesco, ottenuto il permesso dal signore di Greccio, mise un bue ed un asino all’interno di una grotta, insieme ad un bambino, ed iniziò a raccontare la storia del Natale, così che fosse nota a tutti.
Da quella sera di Natale del 1223, si sono moltiplicate le rappresentazioni presepiali, che hanno avuto il loro apice nella Napoli borbonica del 1700.
Le dame di corte erano solite trascorrere le estati a cucire e a ricamare abiti, pizzi e merletti che avrebbero poi fatto indossare ai personaggi sul presepe. Anche il re Carlo III era solito dilettarsi nella realizzazione di parti che avrebbero composto il presepe stesso, cimentandosi in un’arte, quella presepiale, che tutt’oggi è viva in tutto il mondo.
Da San Nicola a Babbo Natale
Tra il III e IV sec. un’altra figura iniziò ad entrare nel cuore del Natale: San Nicola, di cui la chiesa cattolica ne celebra la solennità il 6 dicembre. Nello stesso giorno nei paesi nordici e di lingua tedesca è viva l’usanza di scambiarsi doni in ricordo delle tre sfere d’oro che il vescovo di Mytra aveva donato a tre fanciulle, come dote, perché potessero convolare a nozze.
I legami tra San Nicola ed il Natale si intrecciano con un’antica tradizione. Questa racconta di un uomo molto anziano, di nome Nicola, che era solito realizzare a mano piccoli giocattoli di legno da regalare ai bambini buoni che non potevano permetterseli. Tale storia ha permesso l’accostamento di Nicola alla figura di Babbo Natale, noto anche come “San Nikolaus”, appunto, e nei paesi di lingua inglese chiamato Santa Claus.
A tutt’oggi Babbo Natale è il simbolo del Natale per eccellenza.
L’immagine di certo più felice è quella di un uomo con un vestito rosso brillante e i bordi di pelliccia bianca, con un gran pancione ed il viso sempre sorridente e che, dalla sua fabbrica di giocattoli al Polo Nord, a bordo di una magica slitta rossa coi bordi dorati, durante la notte santa porta doni ai bimbi buoni del mondo.
Nella figura di Babbo Natale, il sacro e il profano si iniziano a fondere.
In un tempo remoto, il suo stesso abito lo si rappresentava in verde e ricordava una primitiva immagine di San Nicola. Successivamente, sempre più spesso venne raffigurato vestito di rosso: la tradizione popolare vuole che sia stata l’azienda americana della Coca-Cola a dare a Babbo Natale l’immagine che oggi conosciamo, anche se più volte la stessa azienda lo ha smentito.
Le emozioni dell’attesa nel tempo dell’Avvento
Le emozioni delle celebrazioni del Natale sono tante: le musiche e i cori intonati da cantori di tutte le età che danno voce alle emozioni in musica e che raccontano della nascita di Gesù, di villaggi incantati dalla neve in cui si attende la messa della notte, di momenti unici. I Christmas Carols di oggi trovano le loro radici nei paesi germanici dove, nel 1670, il maestro del coro della cattedrale di Colonia volle organizzare un coro di bambini per i canti del Natale e per l’occasione fece realizzare per i piccoli cantori delle caramelle a forma di bastoncino – perché ricordassero il bastone dei pastori sul presepe – di colore bianco, come l’innocenza del Bambino Gesù, e rosso, come la porpora regale. Quel maestro di coro, di certo, non avrebbe mai immaginato che, a distanza di secoli, quei bastoncini donati ai suoi bambini sarebbero diventati tra gli addobbi natalizi più richiesti!
La trepidazione tipica dei giorni precedenti il Natale probabilmente inizia già a farsi sentire negli ultimi giorni di novembre, quando nei negozi iniziano a fare capolino i calendari dell’Avvento.
Il calendario dell’Avvento è un’invenzione casalinga di fine ‘800.
La mamma dell’editore tedesco Gerhard Lang, che da bambino chiedeva spesso quanti giorni mancassero al Natale, decise di preparare dei dolcetti e riporli in 24 sacchetti da donare al piccolo uno al giorno a partire dal primo dicembre fino alla Vigilia di Natale. Nei primi anni del ‘900 il figlio, ormai divenuto adulto, rielaborando l’idea della madre decise di realizzare un cartellone con 24 caselline numerate da 1 a 24, contenenti ognuna una leccornia, che tutte le mamme avrebbero potuto dare ai loro bambini fino al giorno della Vigilia di Natale.
I colori del Natale: casualità o scelta obbligata?
Rosso e verde, bianco e oro: sono i colori del Natale dei giorni nostri.
Il rosso e l’oro sono i colori della regalità. Il bianco è il colore della purezza di Cristo, nato da Maria Vergine e immacolata, ovvero pura. Il verde è il colore della speranza.
Rosso e verde, poi, come le piante che tradizionalmente fioriscono nel mese di dicembre: l’agrifoglio e stella di Natale.
Oppure verde come l’abete, un albero sempreverde che è diventato l’albero del Natale per eccellenza, tanto da essere più semplicemente identificato come “l’albero di Natale”, illuminato, decorato con palline e festoni. Un albero giunto a noi attraverso leggende e tradizioni lontane e sotto il quale ci si riunisce per scartare i doni lasciati da Babbo Natale: doni scelti, cercati, richiesti nelle lettere che i bambini scrivono ed inviano al Polo Nord.
Il Nostro Natale
Le serie di luci che illuminano gli alberi nelle case, dove compaiono anche piccoli villaggi natalizi innevati, si ritrovano anche nelle strade delle città. Tradizionalmente noti come luminarie di Natale sono i grandi tubolari luminosi, abilmente maneggiati, che interpretano le tematiche natalizie e vestono a festa strade, giardini, esterni delle case.
Dentro le case il Natale è il Natale delle famiglie, quello delle tradizioni, dei riti e delle abitudini familiari, delle poesie recitate dai bambini, dei migliori tovagliati per la cena della Vigilia e per il pranzo del giorno di Natale, della lettura di racconti, come il consueto Canto di Natale o quello de Lo Schiaccianoci.
È il momento in cui tutto sembra trasformarsi!
Come per incanto tutto è avvolto in un’unica tematica: tutto quello che è del quotidiano viene adornato, realizzato e venduto con l’aggiunta di un ninnolo o di un simbolo natalizio in appositi mercatini allestiti per l’occasione, che si completano col profumo delle caldarroste e della cioccolata calda e che allietano con lucine e melodie del repertorio natalizio.
È l’unico periodo dell’anno durante il quale sacro e profano si fondono per dare vita ad una festa imponente, una festa che ha il suo momento più alto nel giorno di Natale. È un giorno per il quale tutto è curato nei minimi dettagli e tutto è coinvolto, o si lascia coinvolgere, come per dare inizio al grande cerchio della vita mosso da un unico e straordinario evento che la storia ricorda avvenne 2021 anni fa: “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.
Tutte le foto eccetto la 17 sono state realizzate dall’autrice dell’articolo.
Note
[1] Con la definizione di Tempo dell’Avvento, nell’anno liturgico della Chiesa di Roma, si definisce un periodo lungo circa 28 giorni diviso in quattro Domeniche – come voluto da Gregorio Magno e che simboleggiano i 4000 anni di attesa della venuta di Gesù – durante le quali vengono accese, ogni domenica, una candela della Corona dell’Avvento, ovvero una composizione di 5 candele dove quattro rappresentano le domeniche dell’Avvento e la quinta il giorno del Natale.
[2] La leggenda racconta che i Magi bussarono alla porta della Befana la quale, sebbene non avesse saputo dare informazioni, volle recarsi anch’ella dal Bambino, ma non lo trovò. Da allora, in groppa alla sua scopa, una notte l’anno riempie le calze dei bambini buoni di leccornie; invece, porta carbone a quelli più monelli.
[3] Testo liberamente tratto da: https://www.maranatha.it
[4] Testo liberamente tratto da: https://www.maranatha.it
[5] Cit. San Giovanni Paolo II, 25 dicembre 1993
[6] Riferimento liberamente tratto da “La Stampa.it Chi ha deciso che Natale è il 25 dicembre? Di Paolo Magliocco – 25 dicembre 2017
[7] Il 2 febbraio, quaranta giorni dopo Natale, si celebra il Rito della Candelora, ovvero la Presentazione di Gesù al Tempio che chiude le celebrazioni del Tempo di Natale, secondo il Calendario Liturgico della Chiesa di Roma
Sitografia
https://www.maranatha.it/Bibbia/5-VangeliAtti/49-LucaPage.htm
www.krippenmuseum.com/geschichteit.html
Laureata nel 2006 presso l’università di Napoli “Federico II” con 100/110 in storia * indirizzo storico-artistico.
Durante gli anni universitari ho collaborato con l’Associazione di Volontariato NaturArte per la valorizzazione dei siti dell’area dei Campi Flegrei con la preparazione di testi ed elaborati per l’associazione stessa ed i siti ad essa facenti parte.
Dal settembre 2019 collaboro come referente prima e successivamente come redattrice per il sito progettostoriadellarte.it
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