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A cura di Beatrice Cordaro

 

« Ho sentito le campane il giorno di Natale

I loro vecchi canti familiari suonano

E selvaggio e dolce, le parole ripetono

Di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.»
(Henry Wadsworth Longfellow)

 

L’arte contemporanea: cenni introduttivi

 

A partire dalla fine dell’800 l’arte subì un rivoluzionario mutamento nell’ambito iconografico, iconologico e tecnico. Vennero sovvertiti i linguaggi, i modi di comunicare, e certamente il sentimento artistico dei protagonisti delle correnti contemporanee si dimostrò sempre più teso verso la sperimentazione e la libertà di rappresentazione.

Nel contesto artistico internazionale fecero la loro comparsa nuove figure, nuovi concetti che si slegavano dai linguaggi tradizionali, tuttavia non si può dire che vi fu una rottura netta con il passato: a tal proposito, infatti, la rappresentazione della Natività continuò a coesistere nel codice rappresentativo dei protagonisti del Novecento.

 

Il Natale nell’arte contemporanea

Tra tradizione e innovazione, quindi, il Natale venne rappresentato in tutte le sue forme e con una molteplicità di figurazioni: Dalì, Munch, Haring, Gauguin, Chagall e Cattelan sono solo alcuni dei tanti artisti che, a modo loro e nelle linee stilistiche delle loro correnti d’appartenenza, ci hanno lasciato in eredità opere d’arte a tema natalizio di grande valore.

 

La rappresentazione del Natale nelle opere di Paul Gauguin

La notte di Natale (la benedizione dei buoi), 1894

Tra il 1894 e il 1896 Paul Gauguin si cimenta nella realizzazione di opere, in cui il soggetto è il Natale, che tuttavia si differenziano nettamente tra loro per una molteplicità di elementi: l’ambientazione, lo stile, le modalità di rappresentazione della Natività e i colori.

In La notte di Natale, opera del 1894 (Fig.1) Gauguin, forse influenzato dal suo soggiorno – negli anni ’80 – in Bretagna, decise di ambientare la sua rappresentazione proprio in un contesto che rimanda alla regione in cui aveva soggiornato nel decennio precedente.

A primeggiare nella composizione sono le sfumature di grigio e blu, che si regolano in un paesaggio innevato, assai semplice e popolato da persone umili.

In primo piano una coppia di buoi, che danno il titolo all’opera (conosciuta anche come benedizione dei buoi) è seguita da due figure, probabilmente dei contadini, mentre alle loro spalle si estende il borgo di Pont-Aven nel quale lo stesso artista aveva trascorso pochi mesi nel 1886. Alla nascita di Cristo Gauguin riserva la parte destra della tela dove, all’interno di un’edicola, trovano posto le statue di Maria, di Gesù e di Giuseppe alle quali gli stessi contadini sembrano rivolgersi.

La semplicità dello schema compositivo generale dell’opera permette di comprendere come il desiderio di Gauguin fosse proprio quello di rappresentare il Natale nella sua forma ed essenza più pura, semplice e genuina, concentrando quindi l’attenzione proprio sul messaggio primario, la venuta di Cristo in terra.

 

 

La nascita di Cristo, figlio di Dio, 1896

La nascita di Cristo, figlio di Dio, del 1896 (Fig. 2) è un’opera totalmente differente. In questa tela, infatti, Paul Gauguin rappresenta il momento immediatamente successivo al parto. La sua Maria, dalle fattezze tipicamente polinesiane, viene raffigurata giacente su un letto, e contrariamente alle tradizionali rappresentazioni dell’episodio, caratterizzate da una forte aura di sacralità e di regalità, qui la Vergine appare fortemente umanizzata dal pittore.

Il messaggio che Gauguin ha voluto comunicare, anche attraverso l’interessante fusione della cultura occidentale cristiana con quella delle popolazioni delle isole del Pacifico, è che Cristo è in mezzo agli uomini. Così facendo, l’artista ha abbattuto ogni distanza imposta lungo i secoli dalla Chiesa cattolica, offrendo al pubblico ideali di umanità, di amore per il prossimo e di fede.

 

 

Edvard Munch

Natale nel bordello, 1904/1905

Di stampo più apertamente profano e connotata da una vena di malinconia è invece l’interpretazione dell’iconografia natalizia proposta da Munch che, come quella di Dalì, punta a rappresentare il Natale mediante gli elementi tipici del periodo. Ma se da un lato l’opera dell’artista spagnolo sembra configurarsi quasi come un felice biglietto di auguri, la rappresentazione di Munch vuole far emergere, al contrario, quel sentimento malinconico e doloroso che si prova quando si vive una condizione poco agiata.

Natale nel Bordello (Fig.3) è l’opera che Edvard Munch realizza tra il 1904 e il 1905, nella quale, come uno schiaffo in pieno volto, ci mostra uno scorcio di quotidianità festiva vissuta dalle prostitute di un bordello, evidentemente uno di quelli che lo stesso pittore era solito frequentare, rappresentate, tra l’altro, dopo aver concluso di decorare il grande albero che primeggia sullo sfondo della tela.

 

 

 

Bibliografia

Dorfles G., Storia dell’arte. Novecento e oltre, Atlas, 2005

 

Sitografia

https://wikioo.org/it/paintings.php?refarticle=8XX6TL&titlepainting=Christmas%20in%20the%20Brothel&artistname=Edvard%20Munch

 

 

 

BEATRICE CORDARO

Sono nata a Palermo nel 1996, e sin dalla nascita mi sono ritrovata immersa pienamente in ambiente artistico. Sin da bambina, infatti, ho bazzicato per gallerie d’arte, in particolare in quella che era di mio padre. Ho iniziato allora, sin dal principio della mia vita, a presenziare in discussioni tra artisti e galleristi, professori e giornalisti. Seppur da bambina ascoltassi svogliata quei discorsi che per me erano troppo complicati, sentivo già che quella sarebbe stata in qualche modo la strada della mia vita. Ho conseguito il diploma presso il Liceo Classico Umberto I di Palermo, successivamente ho conseguito la laurea Triennale in Lettere, Musica e Spettacolo, e attualmente sto concludendo i miei studi presso il corso magistrale di Storia dell’arte all’Università di Palermo.

A partire dal 2017 ho iniziato ad occuparmi di curatela ed editoria. Ho curato e presentato La Biennale di Morgana – I miraggi dell’arte, esposizione d’arte contemporanea svoltasi a Sant’Agata di Militello (ME). Tra il 2018 e il 2019 mi sono occupata di composizione di cataloghi d’arte e ho scritto interventi per alcune riviste. Nell’estate del 2020, in un momento di pausa dalla pandemia e di riapertura in sicurezza dei musei, ho curato e presentato La Biennale di Thea, esposizione contemporanea tenutasi ad Acquedolci (ME).

In questi anni ho scritto numerose critiche ad artisti nazionali ed internazionali, stringendo con loro interessanti rapporti di collaborazione e scambio culturale che sono stati, e sono tutt’ora, fondamentali per la mia crescita professionale. Ancora, ho continuato ad occuparmi di composizione di cataloghi d’arte, tra questi, ad esempio, un catalogo di collezione privata dedicato ad Alfonso Amorelli (1989-1969, Sicilia) nel quale è stata effettuata una catalogazione in base a tecniche e periodi di vita dell’artista.

Amo ogni forma d’arte: la scrittura, la lettura il teatro, la fotografia, la pittura, la scultura e la musica. Di queste mi circondo durante ogni giorno della mia vita e mi sono di grande aiuto per aprire le mie vedute e affinare il mio sguardo critico.

Ho deciso di aderire a progettostoriadellarte poiché voglio raccontare le storie della mia terra, la Sicilia, focalizzandomi  maggiormente sui beni artistici della mia città natale e sui luoghi che, grazie alla loro bellezza, mi hanno spronata a formarmi proprio in campo storico artistico.

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