A cura di Luisa Generali
Se immaginiamo un’atmosfera natalizia incantata avvolta da un freddo cristallino che regala sensazioni magiche, senz’altro ci verranno in mente certi scenari nord-orientali, tra cui le fiabesche ambientazioni della Russia con le sue inconfondibili chiese colorate ricoperte di neve: gelido inverno, racconti e tradizioni folkloristiche sono infatti gli ingredienti che danno luogo a un mix perfetto per celebrare il Natale dei popoli dell’Est Europa. Rappresentativa di questo clima natalizio è l’opera del pittore russo Boris Michajlovič Kustodiev (1878-1927) dal titolo Contrattazione natalizia (fig.1), dove un via vai di personaggi si muovono su un manto innevato mentre sullo sfondo scintillano le cupole a bulbo di una chiesa. Lo stile macchiettistico è una caratteristica di tale pittore allievo di Vasilij Grigor’evič Perov, tra i capo fondatori dei Peredvižniki (Itineranti o Ambulanti), gruppo di artisti indipendenti che si staccarono dal mondo accademico per adottare uno stile realista, i cui temi principi dovevano essere le radici nazionali, il riscatto sociale delle campagne ma anche la vivacità e il fascino delle tradizioni popolari. Nel dipinto la scena di festa per la frenesia del Natale assume una connotazione magica, qui i personaggi diventano piccoli e giocosi ometti colorati alle prese con i preparativi delle festività. Protagonista del dipinto, oltre alla luminosità che regala un clima incantevole, è senz’altro l’abete natalizio che qui vediamo nel momento dell’acquisto per poi essere addobbato nelle case, proprio come viene illustrato nell’opera di Aleksey Mikhailovich Korin (1865-1923) intitolata L’albero di Natale (fig.2).
L’artista, sempre della scuola realista dei Peredvižniki, ritrae un momento d’intimità dove in un’ambientazione domestica una giovane ragazza ha appena iniziato a decorare il suo abete, come si nota dai rami dell’albero ancora per metà spogli di addobbi. L’atmosfera calda e familiare che si respira per l’inizio delle ricorrenze è evocata grazie all’uso del solo colore e dalle pennellate veloci che bastano a trasmettere l’essenza di questo attimo; la purezza della scena inoltre è ravvivata dalla veste bianca della ragazza che rimanda al candore del Natale. Il rito della decorazione dell’abete, simbolo del periodo natalizio per credenti cristiani e non, venne accolto in Russia nel XIX secolo a seguito delle usanze occidentali. Tuttavia, con l’adozione del calendario giuliano il Natale ortodosso viene festeggiato il 7 gennaio cadendo quindi 13 giorni dopo il Natale cattolico: questa posticipazione, che si conclude il 19 gennaio con l’Epifania, fa sì che l’albero di Natale nei paesi dell’est prenda il nome di Albero di Capodanno.
È proprio a Capodanno che entrano in scena Ded Moraz, anche detto Nonno Gelo, e Snegurocka, due personaggi del folklore russo che la notte di Capodanno hanno il compito di portare doni ai bambini. Secondo i racconti popolari Nonno Gelo, che ricopre il ruolo del nostro Babbo Natale, simile anche nella fisicità con una lunga barba bianca e una pesante veste blu, sarebbe aiutato nella consegna dei regali dalla giovane nipote Snegurocka, nome che si può tradurre con Fanciulla di Neve o Nevina, spesso immaginata come una bellissima ragazza dai capelli biondi raccolti in una treccia, con indosso la tipica giacca femminile azzurra e l’immancabile “kokoshnik”, la tiara tradizionale russa. La storia moderna di Ded Moraz e Snegurocka è frutto di una serie di trasformazioni di miti nordici ben più complessi che sono stati soggetto di alcune opere teatrali e pittoriche.
Risale al 1873 l’opera del drammaturgo Aleksandr Ostrovskij che porta il nome della protagonista Snegurocka, una tragedia sentimentale tra le forze della natura che vede protagonista la giovane, figlia della Primavera, e Ded Moraz (in seguito individuato dalla tradizione popolare come suo nonno). Così Sneguročka, forzata a vivere in solitudine perché condannata dal Sole a non innamorarsi, nonché desiderosa di vivere una vita come le altre ragazze, viene accolta nel villaggio di Berendeev dove, dopo varie vicende, conosce il giovane Mizgir’ e se ne innamora per poi svanire colpita da un raggio di Sole. La scenografia fu affidata a Viktor Michajlovič Vasnecov (1848-1926), pittore noto per la sua maestria nel rappresentare visivamente favole e miti pagani della tradizione russa, che ritrae Sneguročka come un’adolescente vestita di bianco smarrita in un paesaggio selvaggio e innevato (fig.3). La componente fantastica è qui messa da parte per concentrarsi piuttosto sulle vicende umane-romantiche della giovane protagonista in preda a incertezze e dubbi sulla sua esistenza, avvolta dall’incanto ma anche dalla maledizione di essere la personificazione dell’Inverno.
Rende omaggio a Snegurocka anche l’artista polacco Kazimierz Stabrowski (1869-1929) esaltando invece, attraverso lo stile simbolista, il lato magico della vicenda (fig.4). L’opera racconta infatti l’arrivo della primavera in un’atmosfera sognante, presagendo il dramma della morte della ragazza, assorta dalla luce tiepida del sole che le sarà fatale, mentre tutt’intorno i fiori e la vegetazione risorgono dalla neve. In forte contraddizione con la drammaticità del momento, la scena è mascherata dalla bellezza della composizione che allude alla tragedia attraverso i simboli della primavera, mentre, al contrario dell’opera sopracitata di Viktor Michajlovič Vasnecov, la fanciulla perde tutta la sua ingenuità per esprimersi in un fascino languido e inquieto.
Raccontano invece momenti di vita quotidiana delle campagne le scenette del pittore russo Konstantin Trutovsky (1826-1893), il quale dipinge la Notte di Natale attraverso le usanze del popolo ucraino (fig.5), tra giochi sulla neve e la tradizione dei canti natalizi, o “Koliada”, intonati dai ragazzi che passavano di casa in casa portando gli auguri ad amici e parenti in cambio di regali. Una tradizione simile diffusa in molti paesi dell’est e del nord Europa è anche quella dei Cantori della Stella (fig.6), rappresentati nell’opera di Von Mykola Pymonenko (1862-1912) in cui, oltre al canto e alla condivisione della gioia del Natale, gruppi di bambini giravano per il paese e nelle case con una stella di carta illuminata come una lanterna, simboleggiando la visita dei Magi alla venuta al mondo del Redentore. Dall’opera traspare la volontà di dar voce a un rito popolare che porta con sé l’essenza dello spirito del Natale insito nelle tradizioni popolari i cui portavoce sono degli umili bambini.
Dello stesso artista ucraino Von Mykola Pymonenko, altro componente della corrente artistica del realismo russo, è l’opera che ci introduce al tema dell’arte divinatoria in Russia nel periodo natalizio, credenze molto curiose che hanno origini pagane e che ancora oggi vengono praticate durante le festività come pratiche superstiziose. Queste strana credenza che unisce il Natale agli usi antichi coincideva con il solstizio d’inverno che, secondo gli antichi, era un buon momento per stabilire un contatto con le divinità e fare delle previsioni per il nuovo anno. Un rito divinatorio era, per esempio, la predizione del futuro tramite la lettura delle ombre sulla parete bruciando un foglio al lume di una candela (fig.7): come si vede nell’opera soggetti di questi momenti di superstizione erano soprattutto giovani ragazze curiose della loro futura vita matrimoniale, ritratte con gli abiti e gli accessori del folklore in momenti di convivialità in famiglia o con le amiche.
Un rito simile è quello rappresentato dal pittore Aleksej Gavrilovič Venecianov (1780-1847), più anziano e quindi ancora legato al mondo dell’accademia, che ritrae con uno stile nitidissimo due contadine alle prese con la lettura delle carte (fig.8). Oltre alla cartomanzia era usanza comune delle ragazze mettere sotto il proprio cuscino prima di andare a dormire le carte dei Re, una per ogni seme, aspettando in sogno chi tra questi prototipi di uomo sarebbe toccato in sorte alle giovani. Un altro metodo divinatorio era quello identificato con la storia di Svetlana del poeta Vasilij Zukovskij. Scritta agli inizi dell’Ottocento, la ballata racconta le vicende della giovane ragazza russa Svetlana che, incerta sulle sorti del suo fidanzato, compie il rituale divinatorio dello specchio: questo rito, solitamente praticato la notte della Vigilia di Natale ed eseguito in una stanza buia al solo lume di due candele e con due specchi a confronto, doveva rispondere a domande di tipo amoroso e mostrare nello specchio il volto del futuro sposo. Descrive il momento della divinazione il pittore Aleksandr Novoskoltsev (1853-1919) che, in un’ambientazione ombrosa, fa risplendere la meravigliosa Svetlana in abiti tradizionali esaltando il rosa della veste e la preziosità degli accessori, in modo da cogliere gli aspetti più misteriosi e arcani del rito (fig.9).
Se in questo dipinto la reale protagonista è Svetalana, ritratta dietro lo specchio di cui vediamo in ombra solo la complessa sagomatura, nell’opera di Karl Pavlovič Brjullov (1799-1852) l’immagine si sdoppia e il vero protagonista diviene il riflesso della fanciulla nella specchiera, mentre il punto di vista dello spettatore è posto dietro le sue spalle come a poter cogliere a pieno la bellezza a tutto tondo della figura e ammirarne i dettagli dell’acconciatura e della tiara (fig.10). La perfezione di quest’opera rivela la formazione accademica di Brjullov, pittore attivo nella metà dell’Ottocento, che frequentò e si ispirò molto all’Italia, sia nello stile guardando alla classicità, che nei soggetti storici-allegorici della tradizione italica. La sensazione di attesa e la concentrazione che la ragazza rivolge allo specchio, in questa atmosfera soffusa quanto intima, ci rivela dei retroscena del Natale in Russia non solo incantevoli ma realmente “magici”.
Bibliografia
Per approfondimenti: Mila Fois, Miti Slavi e Russi: Divinità, Eroi e Creature del Folklore, 2019.
Sitografia
Sulle tradizioni russe:
https://www.treccani.it/enciclopedia/viktor-michajlovic-vasnecov/
https://artsandculture.google.com/asset/the-snow-maiden-kazimierz-stabrowski/OQE3P6hg_LLUug
https://www.treccani.it/enciclopedia/kazimierz-stabrowski_%28Enciclopedia-Italiana%29/
https://www.treccani.it/enciclopedia/nikolaj-kornilevic-pimonenko/
Sono nata a Empoli (FI) nel 1991, e dopo aver vissuto per qualche anno a Vinci, sono residente da tempo a San Miniato (PI). Ho studiato storia e tutela dei beni culturali per poi proseguire conseguendo la laurea in storia dell´arte all´Università degli di Studi di Firenze con una tesi in arte moderna. La mia passione per le arti figurative e la cultura in senso lato mi porta ad essere spesso curiosa, andando alla ricerca di meraviglie e splendidi capolavori, anche negli angoli meno pensati.
Per storia dell´arte sono la referente della regione Toscana.
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