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A cura di Denise Lilliu

 

Il castello di Sanluri sorge nell’omonimo borgo medievale, una cittadina nel Medio Campidano che conta, ad oggi, circa ottomila abitanti. A metà tra Cagliari e Oristano, e a poca distanza dal castello di Monreale, nel territorio di Sardara e dal castello di Las Plassas, nella vicina Marmilla, risalente più o meno alla stessa epoca. Allontanandosi un po’, a una cinquantina di chilometri, si trovano anche il Castello di Acquafredda a Siliqua e il Castello Aymerich a Laconi.
Il castello di Sanluri, detto anche di Eleonora d’Arborea, è oggi un edificio militare fortificato di età Giudicale, e unico tra i castelli medievali sardi ad essere ancora quasi del tutto intatto e abitabile. Il castello serviva a garantire, nei tempi antichi, la sicurezza dei suoi abitanti residenti, nel centro storico attorno al castello, fungendo altresì da dimora per le diverse famiglie regnanti che si susseguirono al comando.

La Battaglia di Sanluri

Tra gli eventi, più importanti che colpirono Sanluri e il suo castello, vi è senza dubbio la Battaglia, conosciuta in sardo come “Sa Battalla de Seddori”. Oggetto di rievocazione a cadenza biennale, la battaglia ebbe luogo precisamente nella domenica del 30 giugno 1409 nelle campagne circostanti, e specificamente sulla collina oggi chiamata “Su bruncu de sa Battalla” (“il muso della battaglia”, in sardo) e fu solo l’episodio ultimo di una tensione, quella tra il Giudicato di Arborea e corona d’Aragona, che affonda le sue origini nel 1353. In quell’anno, infatti, Mariano IV decise di non rinnovare il voto di fedeltà alla corona, stipulato ancor prima, nel 1323, dal padre Ugone II, che aveva inviato l’esercito del giudicato d’Arborea a sostenere la corona Aragonese nella Battaglia di Villa di Chiesa (oggi Iglesias, nel Sud Sardegna). Lo scontro vide opporsi la Corona d’Aragona (esercito siculo-catalano-aragonese) e il Giudicato di Arborea al comando di Guglielmo III. La sconfitta di questi, ultimo giudice di Arborea, decretò il passaggio definitivo della Sardegna nelle mani della Corona d’Aragona in quello che viene ricordato come uno degli eventi più tragici nella storia dell’isola. L’esercito del giudicato venne decimato, come anche la popolazione: molte furono, infatti, le donne, e molti i bambini che vennero massacrati o deportati in Catalogna. A guidare l’esercito della corona Aragonese, invece, era Martino il giovane, che morì circa un mese dopo la battaglia, ormai consumato dalla malattia, forse malaria. La leggenda lo vuole deceduto in seguito a varie avventure passionali in compagnia della “Bella di Sanluri”, una giovane di cui si posseggono poche informazioni, che lo avrebbe consumato per vendicarsi di essere stata fatta schiava e per aver sconfitto l’esercito del Giudicato. Ad oggi, Martino il Giovane è sepolto nella Cattedrale di Santa Maria e Santa Cecilia a Cagliari, dove, nel transetto sinistro, si trova il mausoleo a lui dedicato.

 

Uno dei maggiori pittori sardi dell’800, Giovanni Marghinotti, dedicò addirittura un dipinto alla battaglia, mostrando lo scontro tra i combattenti ai piedi del castello.

 

 

Il castello

Oggi, il castello, intitolato, pur con qualche dubbio alla Giudicessa Eleonora d’Arborea – non ci sono prove documentarie che attestino la sua residenza – ospita dei musei, ma in passato è stato impiegato come carcere, curia e caserma.
La struttura pare essere ancora quella originale, un edificio a pianta quadrangolare dcon i lati lunghi 27 metri, sviluppato in altezza fino a 10 metri e dotato di quattro torri angolari merlate.
La sua costruzione, per opera di Berengario Roich, risale al 1355, anno in cui regnava Pietro IV d’Aragona. Per la costruzione della struttura esterna si dice siano bastati 27 giorni e 27 notti, in base a quanto scritto sulla copia di un documento oggi consultabile all’interno del castello (l’originale è custodito presso l’Archivio della Corona d’Aragona a Barcellona). Durante la sua costruzione proseguiva intorno anche l’operazione di ronda e di difesa del territorio. Inoltre, parte del materiale e delle pietre usati per costruire il castello, arrivavano dal vicino villaggio di Serrenti.
Nella parte posteriore del castello, e ovviamente di più recente costruzione, si trova un rifugio antiaereo innalzato dai membri della Folgore nel corso della Seconda guerra mondiale dai membri della Folgore: al suo interno, infatti, sono presenti foto, documenti e cimeli che narrano le vicende della guerra.
Il castello oggi appartiene ai conti Villa Santa, ed è stato abitato fino a pochi decenni fa dalla casata stessa, che succedette ai De Sena, agli Henriquez, ai Castelvì e Aymerich di Guspini.

Il castello conta, al suo interno, quattro musei, che comprendono anche il Museo delle Ceroplastiche e il Museo del Risorgimento. Tra i numerosi cimeli di grande prestigio, il castello custodisce anche l’originale del bollettino di vittoria firmato, nella Prima Guerra Mondiale, dal generale Armando Diaz.

Il castello ospita, poi, anche altri ambienti, tra i quali si ricordano, brevemente: la stanza delle regine, la stanza della caccia, la Sala Gondi, le stanze da letto, tra cui la Camera dei Doria, Camera Luigi Filippo, Camera regia e Camera di preziosa di Sanluri, lo studio di Nino Villa Santa (che conserva le lettere con cui spesso comunicavano Gabriele d’annunzio e Nino Villa Santa), il museo delle ceroplastiche e il museo del Duca d’Aosta. Al piano terra c’è poi il salone delle milizie, che ospita il Museo del Risorgimento, a cui seguono il Salotto del caminetto, la Sala da pranzo, la Sala della libertà sarda, il Salone di giustizia e il Salotto Napoleonico.

 

Il Museo del Risorgimento

Questo museo nasce in seguito alla donazione del Duca d’Aosta Emanuele Filiberto a Nino Villa Santa. Il lascito, che comprendeva un cospicuo numero di cimeli, documenti e testimonianze, doveva essere donato nuovamente alla regione italiana con il più alto numero di soldati caduti.

 

Il Museo delle Ceroplastiche

Il Museo delle Ceroplastiche merita particolare attenzione, dal momento che espone una collezione grande non solo in numero ma anche in prestigio. Tra le oltre trecento opere esposte, infatti, che comprendono modellini di monumenti, cammei e medaglioni in cera d’ape, si contano alcune presenze illustri, come il Giambologna o l’Ammannati.

 

 

Bibliografia

Lucia Mocci, Testimonianze artistiche nella Sanluri medioevale e moderna, Oristano, 2002

 

Sitografia

Home (castellodisanluri.it)     visitato il 30/06

Città di Sanluri Castello di Sanluri | (su.it) visitato il 30/06

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