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A cura di Alessia Zeni

Introduzione: Mezzocorona e il suo Monte

A circa 18 chilometri da Trento, nella Piana Rotaliana, si trova la borgata di Mezzocorona, centro nevralgico per la produzione di vini e legname; la borgata è sovrastata dall’omonimo Monte che domina il paese e l’intera vallata. La peculiarità del Monte di Mezzocorona è il diroccato complesso di Castel San Gottardo, costruito in posizione inaccessibile perché nascosto in una fenditura della parete rocciosa. Il castello è situato a nord-ovest del paese e, in linea d’aria, si innalza al di sopra dell’antico Palazzo della famiglia Firmian, originaria del Tirolo. Ad oggi il castello è di proprietà privata e purtroppo non è visitabile, in quanto la struttura non è in sicurezza per le visite al pubblico.

La posizione

Il Castello di San Gottardo è uno dei più suggestivi esempi di costruzione medievale dell’arco alpino per la sua particolare posizione, realizzato all’interno di una caverna guadagnata nel sotto roccia della montagna che in Trentino viene chiamata “corona”[1]. La “corona” è un particolare tipo di opera ricavata all’interno di grotte o caverne situate su rocce strapiombanti, come nel caso di San Gottardo che è stato creato in una caverna a quasi 200 metri al di sopra della piana alluvionale del fiume Noce, nella Piana Rotaliana. La “corona” del Monte diede il nome, oltre al castello, “Corona de Mezo”, anche alla borgata di Mezzocorona, “villa Metzi de Corona”.

In posizione predominante rispetto ai vicini castelli della Piana Rotaliana, dall’alto della parete rocciosa poteva controllare i traffici lungo l’antica strada romana che correva ai piedi della falesia e il guado sul fiume Noce tra Mezzocorona e Mezzolombardo. Per questo, nel Medioevo era un punto strategico per il controllo della viabilità e la sua posizione quasi inaccessibile lo rendeva luogo di rifugio per le popolazioni del fondovalle che venivano minacciate da calamità, saccheggi o eventi bellici.

I ruderi dell’antico castello

Ad oggi il Castello è allo stato di rudere, ma nonostante ciò sono ben visibili i vari corpi della struttura e l’accesso al Castello di San Gottardo. Il maniero è naturalmente protetto dalla roccia della caverna e da una lunga cinta muraria, alta più di cinque metri, che corre sul bordo del dirupo chiudendo interamente la caverna e proteggendo i vari corpi di fabbrica di residenza e di servizio del forte. Al castello si accede da oriente, nei pressi del Palazzo Inferiore, tramite una porta ad arco a tutto sesto ricavata nella cortina muraria; l’accesso è segnalato da un grande dipinto ad affresco raffigurante il doppio stemma della famiglia nobiliare dei “da Metz”, antica proprietaria del castello di San Gottardo. A est della struttura si trova il cosiddetto Palazzo Inferiore, e proseguendo la fonte dell’acqua, i ruderi della chiesetta di San Gottardo e il Palazzo Superiore o Casa dell’Eremita. Chiudono la struttura del castello i resti della Torricella, della Rimessa, dell’Armeria e del Corpo di Guardia principale.

Storia e leggenda del maniero

Come altre fortezze di epoca medievale, il Castello di San Gottardo ha subito nei secoli diversi passaggi di proprietà: in origine apparteneva al feudo dei conti di Appiano (BZ), ma un documento del 1183 segnala il passaggio ai signori di Livo (TN), della Valle di Non, che acquisirono la denominazione “da Mezo”, successivamente il castello passò ai signori di Wolkenstein e poi agli attuali nobili Firmian. Verso la fine del XV secolo, i Firmian abbandonarono il Castello di San Gottardo per una più consona residenza nel fondovalle, l’odierno Palazzo Firmian di Mezzocorona, mentre la cappella del Castello si trasformò in un santuario di grande devozione, dedicato a San Gottardo. Questi era un monaco benedettino che fu nominato vescovo di Hildesheim nel 1022; nato a Passavia nel 960 e morto a Hildesheim il 5 maggio 1038, il culto di questo santo fu importato nel Trentino, probabilmente nel secolo XIV, dai dinasti di matrice tedesca. Una volta santificato fu invocato contro la febbre, le malattie dei bambini, le doglie del parto e contro alcuni eventi naturali come fulmini e grandine. La sua festa ricorre il 4 o il 5 maggio, la prima data corrisponde alla traslazione del suo corpo e la seconda al giorno della sua morte.

La caverna di San Gottardo del Monte di Mezzocorona divenne una vera e propria cavità mistica dove i fedeli si radunavano in preghiera per chiedere intercessioni al Santo. Un eremita custodiva la cappella ed accoglieva i pellegrini che salivano in processione alla grotta il 5 di maggio di ogni anno, nella festa di San Gottardo. I graffiti, anche moderni, che decorano la roccia e le mura del castello e della cappella sono una testimonianza del forte fascino religioso che ebbe la cappella nei secoli passati. Quando la statua di San Gottardo che decorava la cappella del Castello venne trasferita nella chiesetta del sottostante Palazzo Firmian, durante le guerre napoleoniche, il via vai dei fedeli s’interruppe e i poteri intercessori del santo caddero nell’oblio[2]. La soppressione definitiva dell’eremo-santuario di San Gottardo fu decretata dall’imperatore Giuseppe II d’Asburgo, nel 1782. A memoria del santuario, nel 1988, è stato dedicato un capitello presso l’inizio della strada che porta al Castello per iniziativa di un comitato presieduto dal parroco. In quell’anno cadevano gli 850 anni della morte di San Gottardo e la comunità di Mezzocorona intese onorarne la memoria con un’edicola al santo. L’edicola fu affrescata dal pittore Mariano Fracalossi di Trento nel 1989 e con l’occasione fu rispristinata l’antica processione nel giorno dell’anniversario della festa di San Gottardo a Mezzocorona.

Tra la popolazione della Piana Rotaliana, il castello di San Gottardo è oggi conosciuto per la suggestiva leggenda del basilisco di Mezzocorona: il malefico drago attorno al quale la fantasia popolare ha creato fin dall’antichità strane credenze e superstizioni. Il basilisco di Mezzocorona è un mostro mezzo serpente e mezzo uccello, nato dall’uovo deposto nella caverna del Castello da un gallo di sette anni. Il mostro, racconta la leggenda, andava terrorizzando la popolazione della Piana Rotaliana per il suo orribile aspetto caratterizzato da occhi di bragia, da una bocca che sputava fuoco e da una coda che sfogava fumo. La leggenda racconta che fu solo un giovane cavaliere dei conti Firmian (un’altra versione della leggenda dice trattarsi dello stesso San Gottardo) a liberare il paese dal mostro malefico. Il cavaliere bardato di armatura salì alla grotta e depose accanto ad uno specchio un bacile di latte; il mostro si precipitò sul latte e, vistosi nello specchio, credette di aver trovato un compagno; il cavaliere allora uscì e con l’asta della sua armatura lo uccise. Il giovane guerriero portò la carcassa per le vie del paese, tra il tripudio della gente, ma una goccia del malefico sangue del basilisco penetrò tra le giunture della sua corazza e il giovane incenerì immediatamente. Fu sepolto con grande onore e gli fu dedicata una bellissima pietra sepolcrale col suo ritratto, oggi murata sulla parete esterna della chiesa parrocchiale di Mezzocorona, ricordata con il nome “l’om de fer” (“l’uomo di ferro”).

I fossili della “corona”

Per concludere l’affascinate storia del Castello di San Gottardo a Mezzocorona è interessante segnalare anche le ricerche condotte negli ultimi anni in merito a delle orme fossili di dinosauro rinvenute nel soffitto della grotta del Castello. Orme risalenti a 220 milioni di anni fa, estremamente importanti nel mondo dal momento che i dinosauri si affacciarono sulla scena del nostro pianeta “solo” 220 milioni di anni fa, alla fine del Triassico, e si diffusero in tutti i continenti nel Giurassico che iniziò circa 200 milioni di anni fa. Le orme fossilizzate a San Gottardo sono quindi tra le più antiche conosciute a livello globale.

Fig. 9 – Castello di San Gottardo, Mezzocorona, il fossile di una zampa di dinosauro nel sottarco della “corona” (Avanzini 2010).

 

Note

[1] “Crona” in dialetto locale indica una spaccatura nella roccia (Folgheraiter 2003).

[2] La cappella era provvista di una statua lignea raffigurante San Gottardo in abiti vescovili con in mano un libro; una scultura tardogotica del 1420 circa che il conte Firmian tolse dalla nicchia durante le guerre napoleoniche e trasferì nella cappella di Palazzo Firmian a Mezzocorona. La statua è oggi conservata al Museo Civico di Bolzano (Folgheraiter 2003).

 

Bibliografia

Avanzini Marco, Bernardi Massimo, Melchiori Leone, Petti Fabio Massimo, Le orme dei dinosauri del Castello di San Gottardo a Mezzocorona con cenni alla storia del castello, Comune di Mezzocorona, 2010

Degasperi Fiorenzo, Castelli del Trentino Alto Adige, Trento, Printer, 2011, pp. 113-120

Faganello Flavio, Festi Roberta, Castelli del Trentino, Ivrea (TO), Priuli & Verlucca, 1993, tav. 35

Fiamozzi Mario, Corona di Mezzo: il castello di San Gottardo, in Civis, 3, 1979, 8, p. 192-196

Folgheraiter Alberto, I Custodi del Silenzio. La storia degli eremiti del Trentino, Trento, Curcu&Genovese, 2003, pp. 78-81

Gorfer Aldo, I Castelli del Trentino, vol. 3: Trento e Valle dell’Adige, Piano Rotaliano, Trento, Saturnia, 1990, pp. 492-530

Melchiori Leone, Il castello e l’eremitaggio di S. Gottardo a Mezzocorona, Mezzocorona, Rotaltype, 1989

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