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a cura di Denise Lilliu

 

                                                        

Storia dell’area archeologica di Tharros 

L’area archeologica di Tharros, vero e proprio “museo a cielo aperto” e indiscutibilmente una delle più suggestive e interessanti eredità archeologiche del Mediterraneo, si trova nella Costa del Sinis, e più precisamente fa parte del comune di Cabras in provincia di Oristano, e, come Nora, anche l’antica area di Tharros sorge letteralmente a due passi dal mare. 

Si tratta di un insediamento fondato dai Fenici, e che per un periodo di tempo è stata una città fiorente e ricca.  Riscoperta solo nell’Ottocento, la sua storia copre più di duemila anni. Di fondazione fenicia, l’insediamento primitivo risale al VIII secolo a.C.. Con il passare dei secoli, la città ha assunto diversi titoli: è stata insediamento nuragico, fortezza cartaginese, urbs romana – venne conquistata dai Romani nel 238 a.C., capoluogo bizantino e anche capitale arborense. Il suo tramonto (XI secolo) fu dovuto al suo abbandono e alla conseguente fondazione di un’altra città, Aristiane (l’odierna Oristano), ubicata in una zona più interna e meno rischiosa, visti i frequenti attacchi via mare da parte dei Saraceni.        

                                                                                                                                         

L’area archeologica 

Dell’epoca Fenicia restano, oggi, solo due necropoli e un Tofet. La maggior parte dei resti risale invece al periodo romano. La città sorge esattamente su una di tre colline della penisola del Sinis, chiamata la collina di “Murru mannu”, cioè “Il grande muso” in sardo. È qui che si trovano anche le fortificazioni, delle imponenti cinte murarie e una grande torre costruita interamente in arenaria. A ridosso delle fortificazioni è presente il Tofet fenicio, cioè una sorta di santuario, di area sacra. La città ancora oggi è ben visibile e non si esclude la presenza Nuragica ancor prima dei Fenici; infatti, sono stati ritrovati alcuni reperti di origine nuragica, oltre al fatto che sono presenti nell’area anche due nuraghi. 

Da non dimenticare, ai piedi della penisola del Sinis, la chiesa di San Giovanni: pur non facente parte dell’area archeologica, è molto vicina al sito e per questo motivo valevole di una visita. Di particolare rilievo è anche l’omonima torre, databile tra il XVI e il XVII secolo, che sovrasta direttamente l’aerea archeologica e la spiaggia. 

 

Nei pressi di Capo San Marco e sul lato della spiaggia di San Giovanni di Sinis, sono presenti due necropoli. Invece a valle sono ubicati alcuni importanti monumenti di età punica e romana, tra cui il “Tempio delle semicolonne doriche”, l’acquedotto, il castellum aquae, le strade lastricate in basalto, i templi e tre edifici termali. È altrettanto importante sottolineare che, in epoca paleocristiana, una delle terme venne trasformata in edificio di culto e venne impiantato anche un battistero.                                                                                   

Tutta l’area, comprendente gli scavi e la penisola, è visitabile in mezza giornata, e soprattutto in primavera è possibile ammirare la macchia mediterranea seguendo un percorso panoramico che si affaccia direttamente sul mare. 

Tharros cominciò a essere protagonista di importanti scavi a partire dal XVIII secolo, anche se, ancor prima, attirava pirati o cercatori di tesori interessati soprattutto alle ricchezze nei corredi funerari mettendo in atto veri e propri saccheggi; non molto diverso da quando, una grandissima collezione di reperti trovati dopo uno scavo in quest’area finì al British museum. 

Si può dire quindi, che i reperti riservati a questa zona oggi si trovano in parte al Museo Archeologico di Cabras, e qualcosa anche al British Museum.

Il Museo di Cabras propone ai visitatori un’esposizione dedicata ai reperti trovati nel Tofet, per esempio urne cinerarie di bambini e animali, o stele e cippi in arenaria. 

Al British Museum di Londra invece, possiamo trovare, nella sala 57, i reperti riguardanti questa città. Fanno parte della collezione permanente: gioielli, statuette e reperti vari, visibili anche in un catalogo pubblicato direttamente dal Museo. 

 

Tra i monumenti più iconici di Tharros c’è il Tempio Tetrastilo, riconoscibile a distanza. Questo è stato messo in luce e studiato dal prestigioso archeologo Gennaro Pesce, protagonista di importanti scavi anche nell’importante area archeologica di Nora.

Oggi il tempio conserva buona parte del suo basamento rettangolare. L’edificio si strutturava in un pronao tetrastilo (4 colonne), e in una cella di cui oggi non è rimasto nulla. 

 

Altra struttura molto importante è il Tempio delle Semicolonne Doriche. Si tratta del principale edificio di culto, ubicato rigorosamente al centro della città. La sua imponenza è data da una rampa di grandi scale scavate direttamente sulla roccia di arenaria. La scoperta di questa struttura è stata molto curiosa perché inizialmente era cosparsa di detriti e coperta da un pavimento in calce di età romana. 

Assai rilevante è anche l’acquedotto risalente all’età romana, in arenaria e laterizi, che estendendosi per circa cinquecento metri e grazie a un meccanismo di adduzione garantiva il funzionamento dei diversi edifici termali, portando anche la città nell’acqua e alimentando il Castellum Aquae. 

 

Come già evidenziato, erano presenti due necropoli in altrettante aree: molto simili tra loro, ma differenziatesi in seguito all’affermarsi nel tempo di diverse popolazioni, le due necropoli si trovano, rispettivamente, nei pressi di Capo San Marco e in corrispondenza del paese attuale. Anche in esse i saccheggi non tardarono ad arrivare.

Il battistero invece, di origine paleocristiana, è conservato solo per metà, ed è costruito in arenaria e basalto. Tre gradini portano direttamente a una vasca, con accanto una sedia in pietra. Accanto al battistero si trovano delle terme, di cui oggi è rimasto poco a causa del cattivo stato di conservazione. Queste erano dotate di uno spogliatoio, tre vasche riscaldate, due fornaci per riscaldare le vasche e di diversi altri ambienti. Le terme negli anni subirono diversi cambiamenti e riutilizzi. Queste però non sono le uniche terme presenti, perché si trovano anche le “Terme di convento vecchio” e una terza struttura di terme parzialmente scavate. 

Le terme di Convento vecchio, che comprendono anche un mosaico a motivi geometrici probabilmente databile al II secolo, sono strutturate su tre diversi livelli, e seguono un percorso a forma di anello. Le terme sono state riutilizzate in maniera diversa dai bizantini, forse come luogo di sepoltura, o, ancora, come monastero.

 

 

Bibliografia

R.Bertoni- Tharros tra Fenici e Romani nella penisola del Sinis, 2018.

 

Sitografia

Home | Città di Tharros  consultato il 28/04/2022.

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